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Festa di Sant'Efisio, 1970. Foto: V. Contino, 1970, Archivio Fotografico dell’Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia Festa di Sant'Efisio, 1970. Foto: V. Contino, 1970, Archivio Fotografico dell’Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia

Sant'Efisio a Cagliari

La festa

Il rituale della festa di Sant'Efisio a Cagliari è curato in tutti i dettagli dall'Arciconfraternita del Gonfalone di Sant'Efisio, affiancato oltre che dai Confratelli e dalle Consorelle dell'Arciconfraternita, dagli storici miliziani della Guardiania, dai carri addobbati a festa e trainati dai buoi sas traccas e dai gruppi in costume provenienti da tutte le parti della Sardegna, da suonatori e da cavalli e cavalieri.

Precede il rituale della processione solenne una complessa serie di singoli riti, dettagliatamente stabiliti in cui l'Arciconfraternita attraverso i suoi Confratelli e le sue Consorelle svolge un ruolo primario.

Riti preparatori

25 aprile

Il cocchio di "gala" viene tirato fuori dalla cocchiera e collocato al centro della navata centrale della Chiesa di Sant'Efisio.

29 aprile

La statua lignea di S. Efisio viene collocata davanti all'altare maggiore della Chiesa di S.Efisio per dar inizio al rituale della vestizione del simulacro. In questa prima giornata gli abiti di "gala" sono fatti indossare secondo un cerimoniale complesso guidato dalla Priora dell'Arciconfraternita che coordina l'apposizione di ogni singolo elemento - mantello di velluto rosso, manicotti e collare in pizzo e pettorale. Consorelle, novizie e fedeli che richiedono una grazia pongono i vari pezzi dell'abbigliamento mentre invocazioni e preghiere scandiscono i gesti ed i movimenti.

30 aprile

Gli ex voto ed ori del Santo, conservati nel corso dell'anno presso la "banca" dell'Arciconfraternita, antica istituzione preposta alla loro custodia e conservazione, vengono fatti indossare al Santo.

Durante questa cerimonia anche gli attributi iconografici di S. Efisio sono posti sul simulacro: l'elmo d'argento sbalzato, lo spadino di "gala", la palma del martirio in oro, il "medagliere" dei reduci delle due guerre mondiali e la "ganza" d'oro, il gioiello donato da Maria Teresa d'Austria- d'Este.

La complessa e dettagliata vestizione del simulacro del Santo, integrata da due veglie di preghiera, termina con la messa solenne e l'intronizzazione di S. Efisio nel cocchio di gala .

La processione solenne

1 maggio

La processione solenne, che dura più giorni (1-4 maggio) e ripercorre le tappe del martirio di S.Efisio, parte il 1 maggio dalla chiesa di Sant'Efisio, situata nel centro di Cagliari nel rione di Stampace e si snoda lungo un percorso articolato per le vie del centro di Cagliari per giungere al villaggio di pescatori di Giorgino nel primo pomeriggio.

L'uscita da Cagliari è caratterizzata dalla forte presenza di rappresentanze da tutte le parti dell'isola che giungono indossando i propri costumi caratteristici, gruppi sulle traccas, suonatori, cavalli e cavallieri, mentre alcuni tratti del percorso cittadino vengono coperti da lanci di petali di fiori.

Dalla uscita di Cagliari verso il ponte della Scafa il corteo oggi si assottiglia e prosegue effettuando lungo il percorso alcune soste per ricevere atti di devozione ed offerte proseguendo fino a Giorgino dove, per antico voto di un devoto, vengono ancora oggi custoditi dalla sua famiglia il cocchio da campagna e gli abiti da viaggio del Santo.

Dopo il cambio, riprende la processione il proprio viaggio con alcune soste e celebrazioni eucaristiche per fermarsi per la notte nel centro marino e industriale di Sarroch.

Lungo tutto il percorso della processione si assiste al rito della sa ramadura che era stato già in parte effettuato a Cagliari ma in maniera molto più contenuta. La pratica consiste nel ricoprire il percorso su cui passerà la processione con erbe odorose e petali di fiori che una volta calpestati inonderanno l'aria di un profumo intenso mentre con il gioco dei colori tutto il percorso assume l'aspetto di un variegato tappeto che continuamente si modifica in disegno e profumo: elicrisio, menta, mentuccia, mimosa, mirto, felci, rose, rosmarino, narcisi, finocchietto, salvia e pistoforo, alcune delle erbe ed essenze utilizzate. L'utilizzo di tali essenze potrebbe forse essere ricollegato alla pratica esistente durante la grande peste barocca in Sardegna al tempo di Filippo IV quando si utilizzavano piante come la menta per difendersi dal contagio che, secondo la dottrina "aerista" si pensava avvenisse attraverso l'aria, dice Nunez de Castro: "la causa comun è da ricercarsi di solito nell'aria alterata".

Bandiere e strisce di carta colorata a formare una tettoia colorata e agitata dal vento completano lo scenario attraverso il quale si snoda il lungo corteo per tutta la durata dei 40 km di andata e di ritorno di questi quattro giorni di devozione a compimento del voto fatto al Santo dalla città di Cagliari durante la peste del 1656.

Un discorso a parte merita anche la presenza di cavalli e cavalieri lungo l'intero percorso insieme a volte anche a carrozzelle trainate da cavallini agitati e nervosi. Le bardature degli animali sono un trionfo di sonagliere piene di campanelli e bubbole che tintinnano con l'andatura e riempiono l'aria di una nuova musica che va a mescolarsi ai canti, alle litanie, ai goccius e ai suoni di launeddas.

2 maggio

Da Sarroch la mattina dopo la messa la processione riprende il cammino per Villa San Pietro e Pula, che rappresentano importanti centri di partecipata venerazione e dove vengono ripetute le celebrazioni eucaristiche in onore del santo.

3 maggio

S.Efisio giunge infine a Nora, dove venne giustiziato, e dove, ad memoriam, vengono celebrate sante messe accompagnate da una processione che percorrendo la spiaggia raggiunge il luogo in cui si tramanda sia avvenuto il martirio. Al termine della giornata, a sera, il simulacro del Santo riprende il cammino per ritornare a Pula dove rimane per la notte.

4 maggio

Da Pula, presto la mattina dopo la messa delle 8, inizia il rientro del corteo verso Cagliari seguendo la stessa cronologia della andata e effettuando le stesse soste e cambi di carro e di abbigliamento a Giorgino per giungere finalmente a tarda notte e rientrare con processione solenne nella Chiesetta di Stampace.

La processione di rientro a Cagliari è intensa e suggestiva perché avviene a lume di candela, in mezzo a canti di preghiera, suoni, gruppi in costume e cavalieri.

Se all'andata il carattere forte è sicuramente marcato dagli abiti e dalle traccas multicolori, il rientro al buio a lume di candele e fiaccole provoca una intensa emozione generale che si avverte nell'aria. L'aver completato un rito, l'essere riusciti nuovamente a rispettare un impegno, il senso di appagamento per essere stati capaci di mantenere nel tempo questa presenza e la conferma di essere parte di tutto ciò è l'impressione che si prova forte nello scorgere i devoti lungo il ritorno in mezzo ai suoni delle launeddas e ai goccius cantati lungo il percorso.

Il rientro è vissuto da tutta la cittadinanza cagliaritana come un rituale di intensità particolarissima e forse sentito in maniera molto più intensa di quello della partenza.

Tornato il Santo nella Chiesetta di Stampace, la festa di S. Efisio si conclude con il rito religioso che segna il termine della celebrazione per l'anno in corso.

Testo: B. Terenzi


Foto: V. Contino, 1970
Archivio Fotografico dell'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia


Foto A. Luiu (1 maggio 2010)
Archivio Fotografico dell'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia


Foto: A. Luiu, (2 maggio 2010)
Archivio Fotografico dell'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia


Foto: A. Luiu, (3 maggio 2010)
Archivio Fotografico dell'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia


Foto: A. Luiu, (4 maggio 2010)
Archivio Fotografico dell'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia

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