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Borraccia e fiasca per polvere da sparo, Sardegna e Puglia, inizi XX Borraccia e fiasca per polvere da sparo, Sardegna e Puglia, inizi XX

Armi da fuoco e da taglio

Dai tempi più remoti fino all'alto Medioevo l'uomo ha usato indifferentemente le stesse armi come mezzo di offesa-difesa personale e come mezzo per procacciarsi il cibo. Una attenta disamina tecnica delle singole armi mostra sufficientemente che queste possono essere efficaci sia contro gli esseri umani sia contro gli animali terrestri e marini. «L'arma da guerra del contadino o del soldato, in epoca medievale, è sempre un arnese da lavoro o di uso rustico adattato alle necessità del combattimento;..il medesimo coltello, la falce o la ronca si raddrizzano per la guerra sull'incudine del fabbro del villaggio, come la spada usata in campo si presta nella battuta contro il cinghiale o il lupo» (Boccia 1967). Dal Cinquecento in poi e soprattutto dalla seconda metà del Seicento, questa qualità di reciprocazione degli usi di una stessa arma non si annulla del tutto ma perde via via consistenza, mentre assume valore sempre più determinante la specializzazione tecnologica, strumentale alla funzione preminente cui la stessa arma deve assolvere. In conclusione, fino a tutto il secolo scorso, periodo cui è riferibile la collezione delle armi da fuoco e da taglio esposte in sala, le armi usate durante l'attività venatoria presentano una commistione di accorgimenti e soluzioni tecniche derivanti dall'uso ora bellico ora cinegetico.

Con l'inizio del Novecento e il conseguente fiorire di vere e proprie industrie belliche, specializzate nella progettazione e realizzazione di prodotti ancor più sofisticati, si definiscono e spiegano i caratteri precipui e distintivi a cui devono corrispondere le singole armi. In sostanza si stabilisce un canone che distingua le armi da caccia dalle armi da guerra. L'arma da caccia, che è poi il tipo d'arma che ci interessa qui descrivere, sebbene appaia più elaborata e decorata nel suo aspetto esteriore di quella impiegata per uso bellico, si osservino quelle esposte nelle vetrine, presenta dal punto di vista pratico funzionale perlopiù le medesime prerogative richieste all'arma da guerra: la sicurezza, la precisione, l'efficienza, la maneggevolezza. Suoi tratti distintivi, invece, sono le caratteristiche derivanti dall'uso in funzione del tipo di selvaggina da abbattere e dalla varietà dei luoghi in cui può essere usata (macchia, palude, bosco). La morfologia dell'arma risente, altresì, di un'altra influenza non trascurabile, che è quella esercitata da una parte dall'estro e dalla ingegnosità dello stesso artigiano armaiòlo - il quale, anche per ragioni di concorrenza professionale, è indotto a rincorrere continue sperimentazioni, provando e riprovando soluzioni che tengano sempre più conto delle rinnovate conoscenze tecnico-scientifiche - dall'altra dal gusto e dalle abitudini locali della classe sociale d'appartenenza del committente.

Nelle vetrine disposte in successione sul lato sinistro della sezione sono esposti gli oggetti: fucili, piastre (meccanismi), coltelli, fiaschette da polvere di corno, di zucca, di pelle, di metallo e tutti gli altri accessori d'uso più comune, compresi quelli inerenti l'equipaggiamento del cacciatore che meglio si prestano a documentare l'attività venatoria esercitata con l'uso delle armi. La collezione delle armi da fuoco, più ricca e rappresentativa di quella delle armi da taglio, ad eccezione della singola pistola, è costituita da una serie di fucili - di provenienza calabra, sarda e altoatesina - con meccanismo di accensione a 'pietra' focaia.

Quella delle armi bianche è composta dal gruppo di coltelli, in gran parte calabresi e siciliani raccolti dal Corso, dal De Chiara e dallo stesso Loria per la nota occasione del 1911. Una successiva suddivisione funzionale le distingue in armi da punta e da taglio. Le coltelle esposte presentano varie fogge di lame: dall'esemplare calabrese con lama a punta, intagliata e attraversata longitudinalmente da uno sguscio centrale scolasangue, a quello siciliano, con lama larga ad un filo, costa a schiena, sguanciatura terminale e intagli a bulino con figurazioni allegoriche. I manici, a botticella, sono generalmente di osso o di corno uniti da guarnizioni di metallo (ottone, argento). I coltelli ove non costituiscano essi stessi l'arma mortale, sono gli indispensabili accessori di cui ha bisogno il cacciatore per 'sparare' la grossa selvaggina (cinghiale, cervo, etc.), operazione che consiste nel tagliare le carni e disarticolare le ossa. Per questo presentano sempre una lama massiccia, spesso una punta ridotta e una sguanciatura terminale. Le coltelle sono custodite in foderi di cuoio, accompagnati talvolta da altre guaine, provviste del necessario (forchetti, passacorda) per la complessa e immediata preparazione della preda abbattuta.

 

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