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Cercine di paglia. Lazio, inizi XX. Inv. 5885 Cercine di paglia. Lazio, inizi XX. Inv. 5885

Manufatti

Gli alberi, gli arbusti e le erbe sono elementi non solo della ritualità, della fitoterapia e dell'alimentazione popolari, ma anche di uso domestico e artigianale.
I materiali vegetali sono ampiamente rappresentati nella collezione dei prodotti relativi all'artigianato locale. Dai volumi di inventario risulta che diversi cassoni per corredo e credenze, soprattutto dell'Italia del Nord, sono in noce, mentre alcune madie sono in castagno (Piemonte) o faggio (Abruzzo, Puglia, Lazio, Calabria). Di noce sono anche alcune sedie (Toscana), un seggiolone (Alto Adige) e una culla (Piemonte), mentre di faggio sono due madie o arche con decorazioni incise usate per conservare granaglie, visibili nel settore relativo alla panificazione. In castagno sono i carri agricoli emiliani e romagnoli esposti in Museo nella sala del trasporto ed alcuni gioghi provenienti da Bologna (in altre regioni, come nelle Marche, i gioghi erano realizzati in legno di acero, leggero e facile a lavorarsi).

Molti oggetti dell'artigianato minore erano confezionati con vimini, cioè rami di salice, ad esempio il ventilabro (setaccio per grano) della Val d'Aosta, esposto nella sala dell'agricoltura, e alcuni oggetti di cesteria. Ma nelle collezioni del Museo figurano anche gerle, cestoni, corbelli, museruole per buoi, tutte di castagno intrecciato (Piemonte, Abruzzo, Calabria, Puglia), culle per neonati (Lazio, Calabria) e perfino zufoli e fischietti (Toscana, Calabria) dello stesso materiale. Si conservano anche panche e sgabelli realizzati in faggio (Abruzzo) o sughero (Sardegna) e oggetti di cesteria in castagno e giunco (Abruzzo), ginestra (Puglia), olmo e abete (Calabria), canne e castagno (Sicilia), paglia, fieno e giunco (Sardegna), palma nana e paglia (Sardegna) e più raramente vitalba (Emilia). A base di rami di castagno e canne è un cesto adoperato in Sicilia per raccogliere gli agrumi. La fiscella per contenere la ricotta veniva intessuta di rametti di ginestre intrecciati (Spartium junceum) o di giunchi (Abruzzo, Sicilia).

La canna era materiale adatto per pettini di telai, flauti a becco, rocche, cannelli usati dai mietitori per proteggere dal taglio le ultime tre dita della mano, e stuoie. Una di queste, assai grande (luscia) era usata in Sardegna come silo per il grano (cfr. sala agricoltura). Per realizzare i bastoni dei pastori, spesso intagliati, erano scelti legni duri, es. ginepro e corniolo (crognale). A sottolineare la durezza, ma anche l'elasticità di tale tipo di legno, si ricorda il proverbio "Il crognale rompe 'll'ossa e nun fa male". Le granate erano ramazze adoperate per pulire l'aia delle case coloniche: l'inventario ne documenta diverse, tra cui una pugliese, esposta nella sala dell'agricoltura, fatta con un cespo di rosmarino; altre sono a base di erbe palustri (Sardegna, Campania) e di stramma (Ampelodesmos tenax) Lazio Sud. Da ricordare anche la ramazza dell'Italia Centrale, in rami di pungitopo (Ruscus aculeatus) o steli di saggina (Sorghum vulgare). Il cercine, manufatto di forma circolare, per appoggiare recipienti caldi appena tolti dal focolare o conche da appoggiare sulla testa, era fatto in Piemonte con steli di vètrice, un salice, in Sicilia con fusti di aglio intrecciati.

Altri materiali vegetali documentati dagli inventari del Museo sono la fèrula, con i cui fusti in Sardegna si realizzavano sgabelli; il sughero (da Quercus suber), adoperato nella stessa regione per fare sgabelli, scatole per sale, mestoli, coppe, mastelli, tazze; il sambuco (Sambucus nigra) per schioppetti (fucili-giocattolo) di ragazzi; il bergamotto (Citrus bergamia) e soprattutto la scorza di betulla (Betula pendula) per rivestire tabacchiere (Veneto, Lombardia, Umbria, Calabria). Una tipo di zucca (Lagenaria siceraria) era usato, vuoto, come fiasca da vino, salvagente o contenitore di polvere da sparo (cfr. sezione caccia). Un altro (Cucurbita maxima) adibito dai pastori a borraccia, poteva essere inciso con motivi fitomorfi, antropomorfi, geometrici, personaggi dell'opera dei pupi ecc. di cui pregevoli manufatti sono visibili nelle sezioni museali della pastorizia e della caccia. Le taglie (tacche), bastoncini con intagli pro-memoria potevano essere realizzati con steli di cicuta (Puglia) o legno. Corde, sacchi e abiti grezzi erano ottenuti con la canapa, a cui è dedicata un'apposita sezione nelle sale dell' agricoltura.

Numerosi motivi vegetali sono rintracciabili nelle ornamentazioni dell'oreficeria popolare e negli amuleti del Museo. Classico amuleto in argento soprattutto dell'Italia meridionale è la cimaruta, che era fatto portare ai bambini per preservarli dal malocchio. Presenta, tra l'altro, alcune foglie di ruta, pianta dalla valenza magico-religiosa. In altri manufatti dell'oreficeria tradizionale sono rappresentati spesso le querce, alberi cosmogonici ed una serie di altre piante spontanee frequenti in prati e boschi.

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