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Scena del tatuaggio di Loreto, dal Catalogo della Mostra di Etnografia Italiana in Piazza d'Armi Scena del tatuaggio di Loreto, dal Catalogo della Mostra di Etnografia Italiana in Piazza d'Armi

Santuario di Loreto

Il Santuario di Loreto accoglie la più importante reliquia della vita terrena della Vergine, in quanto in esso si venera la Santa Casa, il luogo dove la Madonna visse e ricevette l'annuncio dall'Arcangelo Gabriele. Secondo la tradizione, la traslazione della Santa Casa sarebbe avvenuta nel 1291, dapprima da Nazareth in Istria, poi, tre anni più tardi, in un bosco di lauri nelle vicinanze di Recanati ed infine sul colle dove si trova attualmente.

La festa liturgica della Traslazione, fissata al 10 dicembre dalla fine del Cinquecento, ha subito nel tempo revisioni e conferme da parte delle autorità ecclesiastiche, ma la devozione popolare ha continuato a ricordare la "venuta" con processioni e manifestazioni come i caratteristici focaracci, che nella notte della vigilia della festa illuminano il passaggio della Madonna e della sua Casa.

Il Museo nel 1986 ha acquisito il modello del Santuario, un manufatto polimaterico realizzato intorno al 1862. Il modello in legno, cartapesta, carta ritagliata e incollata, elementi metallici lavorati anche in filigrana, fu realizzato da un artigiano maceratese che si autodefinisce "ignaro dell'arte del disegno". Esso presenta molte analogie con l'originale, specialmente nella facciata del Santuario in cui sono raffigurati i due orologi, il primo col quadrante di sei ore papali (italiano) ed il secondo di dodici (astronomico), e nel campanile sotto il quale si legge: "Conforme al campanile della Santa Casa". All'interno, sulle pareti laterali si aprono le cappelle sulle quali sono incollate le immagini della vita di Gesù (Battesimo, Ecce Homo, Crocifissione, ecc.); su quella centrale della parete sinistra è raffigurata in miniatura la Madonna di Loreto, realizzata con elementi metallici di colore argenteo. Aprendo l'abside si nota l'indicazione del numero dei coppi utilizzati (2624), il che farebbe supporre una funzione devozionale. Infatti un tempo non esisteva centro nelle Marche, e in altre regioni, che non conservasse un gruppo scultoreo per lo più in legno, che rappresentava la Santa Casa in forma di chiesetta, sormontata dalla Vergine col Bambino, chiamata in provincia di Ascoli Piceno e di Macerata Madonna de li cuppitti, dal rivestimento in coppi del tetto.

Il pellegrinaggio a Loreto prevedeva, tra le manifestazioni rituali, il tatuaggio, pratica in uso fino alla prima metà del Novecento e che impiegava appositi stampi con cui il disegno veniva riprodotto sul corpo, che i fedeli si facevano incidere a testimonianza indelebile dell'avvenuto pellegrinaggio. Gli stampi più antichi, conservati nell'Archivio Loretano, si possono far risalire al pontificato di Sisto V (1585-90).

Più di 200 di tali stampi in legno di bosso furono raccolti per l'Esposizione del 1911. Oltre all'immagine della Madonna di Loreto, sono raffigurati simboli della Passione e simboli cristologici (il pesce, la barca, l'ancora, la colomba), il Crocifisso di Sirolo e incise alcune frasi come "Dio mi vede", "Iddio mi ha da giudicare", "Maria Santissima aiutami tu". Non mancano simboli profani come due cuori uniti, con una croce. Gli operatori dei tatuaggi erano abitualmente calzolai che avevano sul banco di lavoro l'attrezzatura per praticare questa operazione, richiamando a gran voce i fedeli con il rumore delle tavolette legate da una cordicella. Erano comunque quattro o cinque le famiglie che si tramandavano l'arte e gli strumenti da secoli, fino a quando, nel 1871, il Consiglio Comunale di Loreto proibì la pratica del tatuaggio che per qualche tempo fu continuata clandestinamente.

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