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San Domenico, Rappresentazione del Lupo, Pretoro (CH), 1935. Foto: P. De Antonis - Archivio Fotografico dell’Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia San Domenico, Rappresentazione del Lupo, Pretoro (CH), 1935. Foto: P. De Antonis - Archivio Fotografico dell’Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia

San Domenico a Pretoro

Rappresentazione del lupo - prima domenica di maggio

Il miracolo di San Domenico

La prima domenica di maggio, a Pretoro (Chieti), si festeggia la sacra rappresentazione de "Lu Lope" ovvero il miracolo di San Domenico e il lupo. La tradizione vuole che dopo aver trascorso alcuni anni da eremita a Prato Cardoso, presso Villalago, San Domenico si mise in viaggio verso Cocullo, diocesi di Valva e Sulmona. Non aveva ancora raggiunto quel paese, quando si imbattè in alcune persone che inseguivano un lupo gridando spaventate. Tra queste, una povera donna piangeva disperatamente e si strappava i capelli. Era accaduto, infatti, che durante un breve pausa del lavoro nei campi, la donna si era allontanata dal figlioletto adagiato per terra, ed un lupo appostato nella vicina selva lo aveva azzannato e portato via. Alle grida angosciate della madre molti uomini cominciarono a rincorrere la bestia, senza tuttavia riuscire a raggiungerla.

San Domenico colpito da tanta sofferenza e commosso dal pianto della donna, alzò gli occhi al cielo rivolgendo una breve preghiera al Signore e, subito dopo si rivolse a voce alta al lupo, intimandogli perentoriamente di recedere dal suo insano proposito. Con stupore di tutti la belva smise di correre, invertì il suo percorso, raggiunse il Santo e depose umilmente il bambino sano e salvo ai suoi piedi. Il piccolo fu subito restituito alla madre mentre il suono delle campane diffondeva la gioiosa notizia del miracolo in tutto il circondario. Una diversa versione del miracolo vede protagonista una coppia di taglialegna che vede il loro figliolo sottratto dal lupo mentre è intenta al loro nel bosco.

La festa

La festa inizia la mattina, con il rito religioso officiato nella chiesa dedicata al Santo. Al termine della cerimonia ha luogo la processione dei serpari, collegata alla credenza popolare che attribuisce a San Domenico la caratteristica di proteggere dal morso dei serpenti e dei cani rabbiosi. I serpenti, catturati dai ragazzi nel mese di aprile sulla montagna, sono portati in processione dietro la statua del santo, al termine della processione, nella piazza, vengono premiati i serpari che hanno catturato i tre esemplari più lunghi Subito dopo il rientro della processione dal sagrato della Chiesa di San Nicola parte, preceduto dalla banda, il corteo dei personaggi che daranno vita alla sacra rappresentazione insieme al "portatore" del quadro con l'effigie del Santo ed ai "serpari".

Fulcro della drammatizzazione è la vicenda del figlio dei taglialegna rapito dal lupo: la tradizione prevede che gli attori che interpretano la sacra rappresentazione siano prevalentemente gli artigiani locali - i cosiddetti fusari - con i loro costumi caratteristici. Il ruolo del bambino rapito è affidato all'ultimo maschio nato nel paese. Quanto al "lu lope" esso è interpretato da un uomo che indossa una pelle di lupo e un copricapo di cartapesta e pelle, che procede carponi imitando le movenze ferine. Nel corteo il marito procede a cavallo mentre la moglie segue a piedi con in capo un cesto di vimini contenente il figlioletto.

Una volta raggiunta la Valle di San Domenico, località posta ai margini del bosco, gli attori si preparano per la rappresentazione. La scena si apre con il boscaiolo che affila la scure mentre la moglie, sulla soglia di una umile capanna, culla il bambino deposto nella cesta, da un lato vi è l'edicola del Santo, mentre l'uomo-lupo si nasconde nel bosco. L'azione che inizia con la ninna nanna della donna al suo bambino, prosegue con la colazione consumata dai boscaioli, dopo aver rivolto il loro ringraziamento alla Divina Provvidenza e ai Santi Protettori. Segue la raccomandazione che il boscaiolo fa alla moglie, prima di recarsi nel bosco a tagliare la legna, affinché presti una grande attenzione ai tanti pericoli che potrebbero minacciare il figlio.

Dopo aver mancato più di una occasione il lupo, approfittandosi della lontananza dei due genitori, intenti a legare le fascine per tornare al più presto a casa, riesce ad afferrare il bambino e a dileguarsi. San Domenico, invocato disperatamente, intercede presso il Signore e ottiene il miracolo: il lupo ammansito, torna sui suoi passi, depone il bambino nella culla e poi lentamente si perde nel bosco.

Testo: P. Izzo. Adattamento a cura della Redazione


 

Foto: Pasquale De Antonis, 1935
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