Dal 1956 al 1996
Il Museo, inaugurato il 20 aprile 1956, venne posto sotto la Soprintendenza delle Gallerie di Roma e del Lazio, contrariamente a quanto auspicato da Paolo Toschi, che volendo dare vita autonoma alla raccolta riteneva più opportuno istituire un'apposita Sovrintendenza coadiuvata da ispettori onorari per le arti e tradizioni popolari, scelti tra i titolari di insegnamenti universitari, in modo da far assumere al Museo il ruolo fondamentale di centro di studi e di ricerca. L'esposizione, che occupava il primo piano dell'edificio, situato nel monumentale palazzo dell'allora Piazza Italia, si prefiggeva di illustrare sinteticamente in dieci sezioni gli usi, i costumi, le credenze, le manifestazioni e gli aspetti più significativi e caratteristici delle tradizioni popolari italiane.
Tullio Tentori ne curò intelligentemente l'attuazione con l'aiuto di vari specialisti: da Diego Carpitella del centro di musica popolare dell'Accademia di S. Cecilia a Corrado Maltese, che si occuperà della parte destinata alle usanze tradizionali relative alla nascita nella sezione dedicata al ciclo dell'uomo. Gli oggetti erano presentati non come espressione dei rispettivi contesti, ma come elementi di un unico discorso; la successione delle sezioni teneva conto della dimensione diacronica dei fenomeni. Dapprima erano rappresentati i momenti maggiormente caratteristici delle manifestazioni collettive che si svolgono durante le tradizionali ricorrenze dell'anno, in particolare, nell'ampio salone d'onore erano visibili gli oggetti delle più note feste popolari italiane, le bandiere del Palio di Siena, i Ceri di Gubbio, i Gigli di Nola; quindi seguiva la prima sezione dedicata al ciclo dell'anno - oggetti, stampe, fotografie per ricordare le principali ricorrenze e le feste stagionali; la seconda sezione illustrava le differenti fasi del ciclo della vita umana partendo dalla nascita fino alla cerimonia funebre; la terza presentava l'abitazione, nelle sue strutture architettoniche e nelle diverse forme d'arredamento; il tema del lavoro era affrontato nelle tre successive sezioni: agricoltura, pastorizia, pesca, piccolo commercio e artigianato, illustrati attraverso i caratteristici strumenti del mestiere; la settima sezione era dedicata all'esposizione di manufatti dell'arte popolare, a completamento di quest'ultima il canto, la danza, la recitazione, e la sala dedicata ai costumi regionali e all'oreficeria; l'ultima sezione illustrava le manifestazioni religiose e le credenze, con i carri delle più note festività popolari, ex voto e maioliche con iconografia religiosa.
Luogo di memoria per eccellenza, il Museo voleva "rappresentare" la cultura folklorica attraverso "testimonianze materiali", ma anche e soprattutto esempi di cultura popolare, esempi che rendevano possibile un viaggio nel passato della tradizione e aiutavano a comprendere la propria identità nazionale. Nel 1978, sotto la direzione di Jacopo Recupero (subentrato a Tullio Tentori nel 1972), il Museo viene chiuso al pubblico per lavori di restauro, con l'eccezione di alcune sale agibili per mostre. A metà del 1980, durante la direzione di Valeria Petrucci, iniziano i lavori di riallestimento, che vengono completati nel 1996, anno in cui si celebra una nuova inaugurazione.
- Visitatori nel 1956 Visitatori nel 1956
- Costume sardo Costume sardo
- Salone Salone
- Carro da vino romano e carro sardo a ruota piena Carro da vino romano e carro sardo a ruota piena
- Plaustro romagnolo Plaustro romagnolo
- Interno domestico Interno domestico
- Interno domestico Interno domestico
- Corteo battesimale piemontese Corteo battesimale piemontese
- Tradizione del ceppo nuziale Tradizione del ceppo nuziale
- Costume festivo molisano Costume festivo molisano
- Lavorazione al tombolo Lavorazione al tombolo
- Granula romagnola Granula romagnola
- Telaio emiliano Telaio emiliano
- Torchio da olio laziale Torchio da olio laziale
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