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Donne sulla soglia di casa. Lago di Garda, inizi XX Donne sulla soglia di casa. Lago di Garda, inizi XX

Filare e tessere

Nello scenario delle diversità regionali e locali che caratterizzano le forme dell'artigianato, filatura e tessitura presentano un alto grado di omogeneità nelle tecniche, nella cultura del mestiere, nella divisione del lavoro: pertinenza esclusivamente femminile delle operazioni di filatura, poche varianti nelle modalità di utilizzo del filo e negli strumenti adoperati.
Il Museo espone arcolai e filatoi, incannatoi, rocche, fusi, fuseruole, pettini, navette, pesi e picchetti per telaio, databili tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo. La loro provenienza geografica varia, ma morfologia, funzione ed uso sono pressochè immutati nel tempo, tanto da ritrovare fusi, quasi identici, nella forma e nel materiale, dall'Alto Medioevo fino al Novecento.

La filatura e la tessitura praticate in ambito casalingo, nelle società a vocazione agro-pastorale, si caratterizzano come attività lavorative secondarie proprie del sesso femminile. Comprendono la manifattura di capi d'abbigliamento e di tessuti di uso quotidiano: tele di cotone, di canapa, più raramente di lino per confezionare camicie, fazzoletti da testa o da spalle, grembiuli, lenzuola, federe, asciugamani, stoffe di lana per fare vestiti e coperte. E' la condizione sociale a discriminare non solo chi fila per sé e chi fila per altri, ma anche il tipo di fibra lavorata: le donne benestanti filavano soltanto lana e cotone che non richiedevano di essere inumidite durante la torsione, riservando alle più umili la filatura del lino e della canapa che necessitavano di essere costantemente ammorbidite con la saliva.

Nel corso dell'Ottocento, soprattutto nell'Italia settentrionale, profonde trasformazioni economiche e sociali danno un forte impulso alla produzione di filati e di tessuti. Si affermano singoli artigiani, sorgono cooperative, stabilimenti industriali specializzati nella manifattura dei tessuti. In un primo tempo questa nuova forma di produzione non soppianta del tutto la manifattura casalinga, ma la affianca trasformando gradualmente anche i gusti legati al consueto modo di vestire dei contadini, degli artigiani e della piccola borghesia di provincia. Nella nostra penisola, almeno nei primi quattro decenni del Novecento, attività come la preparazione, la lavorazione delle fibre e la produzione di alcuni tessuti continuano a essere appannaggio di strati della popolazione appartenenti al mondo rurale o gravitanti nella sua orbita, a testimonianza dello stretto rapporto che ha sempre legato le società tradizionali all'ambiente in cui si sono insediate che costituisce la fonte primaria di sussistenza e di approvvigionamento.

Le nascenti differenze nell'organizzazione e nella divisione del lavoro tessile distinguono città e campagna, nord e sud. L'organizzazione del lavoro è ora regolata da corporazioni che ne definiscono il carattere professionale e ne codificano le competenze tecniche e i comportamenti rituali legati all'attività produttiva. Al di fuori delle città, l'assenza di strutture organizzative rende difficile distinguere tra mestiere e attività domestica, tra autoconsumo e vendita. Anche la divisione sessuale del lavoro si diversifica: la prevalenza di tessitori di sesso maschile a settentrione della penisola sfuma verso il centro per annullarsi completamente a sud e nelle isole, dove le donne restano detentrici uniche del mestiere.

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