Fischietti
La collezione dei fischietti di terracotta del Museo è costituita da circa trecento oggetti raccolti tra il 1906 e il 1910 da Lamberto Loria e dai suoi collaboratori in occasione della Mostra del 1911 e da circa duecento esemplari acquisiti nell'ultimo decennio grazie alle donazioni di artigiani e collezionisti. Gli oggetti provengono tutti dalle varie regioni italiane.
Oggetto rituale, usato nei riti propiziatori primaverili di fecondazione e rinnovamento della terra il fischietto ha origini molto antiche. Fin dal paleolitico superiore flauti e fischietti venivano realizzati con ossa umane o animali che ben si prestavano per la loro struttura a divenire tubi sonori e ad essere utilizzati come segnali o richiami da caccia. Altrettanto diffusi erano i fischietti globulari ricavati da noccioli, frutti svuotati, gusci di molluschi ed anche dal cranio di uccelli
I fischietti di terracotta italiani databili a partire dal XIV secolo sono molto numerosi. Tra Medioevo e Rinascimento la produzione è caratterizzata da un ricco repertorio iconografico, che presenta oltre alle consuete figure zoomorfe, anche dame e cavalieri abbigliati secondo i costumi dell'epoca.
Da un punto di vista organologico i fischietti possono essere divisi in tre tipologie sonore: a fessura interna con o senza tubo, a fessura interna globulari, a fessura interna ad acqua. Quelli del primo tipo producono un unico suono acuto e penetrante. Sono applicati generalmente sul retro delle figure, o innestati al posto della coda di quelle zoomorfe. Hanno l'estremità terminale chiusa e costituiscono un dispositivo sonoro del tutto autonomo rispetto alla figura che a volte può prevalere sul dispositivo fino ad assumerne l'aspetto di una vera e propria statuetta o soprammobile. In questo tipo di fischietti è proprio la collocazione del "fischio" - sulla schiena, all'altezza delle terga - che conferisce un contenuto comico e burlesco al soggetto rappresentato: sono i fischietti che dileggiano il potere politico, i militari specialmente i carabinieri, il clero, la ricca borghesia.
I fischietti a fessura interna globulari sono caratterizzati dalla maggiore ampiezza della cavità del risonatore, che in molti casi forma un tutt'uno con la figura, oltre al foro dell'imboccatura, presentano spesso uno o due fori digitali per la modulazione del suono. Assai diffusi sono ad esempio i fischietti globulari a forma di uccello - la cui coda costituisce il beccuccio - denominati cucù proprio per il suono caratteristico che imita il verso del cuculo.
I fischietti a fessura interna ad acqua sono costituiti da un corpo vascolare nel quale penetra, prolungandosi all'interno, il tubo del dispositivo sonoro con l'estremità inferiore aperta. Riempiendo il vasetto d'acqua e soffiando nel beccuccio, l'aria viene spinta all'interno del recipiente e genera un'oscillazione della pressione che provoca un gorgoglio simile al cinguettio degli uccelli. Molto probabilmente questo tipo di fischietto era utilizzato come richiamo da caccia.
I fischietti ad acqua, ampiamente diffusi su tutto il territorio europeo, contengono nella maggior parte dei casi elementi iconografici che si collegano al tema dei volatili, talvolta la figura è pienamente riconoscibile, a volte è semplicemente suggerita. La denominazione di usignoli, rossignoli, rossignol à eau, rimanda a questo uccello e al suo canto melodioso.
In ambito folklorico il volatile, sia esso uccello o gallo, assume un significato propiziatorio ben augurante connesso alla primavera, stagione del canto degli amori. Per questo motivo tale soggetto costituisce un elemento decorativo ricorrente soprattutto in quei manufatti destinati ad essere doni di fidanzamento o di nozze dove è ampiamente rappresentato insieme a fiori, fronde, alberi e frutti, tutti elementi simbolicamente riferiti alla rigenerazione e alla prosperità.
Con questo stesso significato il fischietto a forma di uccellino era donato dai ragazzi alle giovani come "pegno d'amore". Oltre alla funzione propiziatrice, agli zufoli di terracotta è attribuita anche la virtù apotropaica di allontanare, con il loro suono assordante, le forze negative.