2002-2009
2001-2002 IL PRESEPE POPOLARE. LA COLLEZIONE STORICA DEI PASTORI NAPOLETANI
La mostra sul Presepe popolare e, in particolare sulla collezione di pastori napoletani del '700 e '800 conservati nel Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, rientra nel panorama espositivo attraverso il quale si intende far conoscere, nella loro completezza, alcune collezioni note solo parzialmente al pubblico. Il presepe napoletano storico, di proprietà del Museo, risale al 1911 quando, per l'Esposizione Internazionale tenutasi a Roma nello stesso anno, vennero allestiti sotto la direzione di Lamberto Loria (1855-1913), all'interno della Mostra di Etnografia Italiana, due presepi napoletani. Il "presepe", termine che significa capanna o mangiatoia, con riferimento alla greppia dove, secondo la tradizione evangelica, nacque o fu deposto Gesù, diventa nel tempo la ricostruzione convenzionale, mediante statuette ed elementi scenografici per lo più mobili, dei luoghi in cui nacque Gesù. I presepi, in quanto composizioni plastiche formate oltre che dalla Sacra Famiglia da un numero variabile di personaggi, con fondali più o meno ricchi, nascono con funzione devozionale nelle chiese, ma finiscono per diventare oggetto di culto privato nelle case. Si diffondono col tempo vere e proprie scuole presepiali, con temi, stili, tecniche, figure suggerite dalla fantasia e dall'inventiva degli autori. Nell'ambito della mostra si possono visitare, nel rinnovato allestimento della Sala del Ciclo della Vita Umana, due presepi: uno ricostruito con le figure presepiali dell'Esposizione Universale del 1911 e l'altro con le figure napoletane del '700 e dell' '800 acquisite nel 1999. Le scenografie dei due presepi sono state realizzate dal paziente lavoro di Nicola Maciariello. Nel primo sono collocati oltre 200 tra pastori e finimenti della collezione storica del Museo. Nel secondo viene presentato l'importante donativo di Mario e Laura Verduzio, costituito da 178 pezzi relativi a un presepe napoletano del '700.
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (19 dicembre 2001 - 30 settembre 2002)
2002 DAL MASSO ALLA FORMA VIVA. IL MARMO DI CARRARA ATTRAVERSO LE IMMAGINI DI ILARIO BESSI
La mostra fotografica, promossa dal Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari con il Club Unesco Carrara dei Marmi, ha privilegiato la fotografia storica quale oggetto etnografico in sé ed ha capovolto l'impiego della fotografia come documentazione dell'oggetto decontestualizzato utilizzando, invece, la lizza, lunga slitta di pali di legno – donata dalla Scuola del Marmo di Carrara e dal Comitato dei Lizzatori al Museo – come oggetto/simbolo, pretesto del discorso narrativo volto a valorizzare il lavoro dei cavatori e dei lizzatori quale strumento di costruzione dell'identità locale. Obiettivo della mostra è far conoscere e valorizzare il lavoro operaio condotto nelle cave del marmo delle Alpi Apuane, nel periodo compreso fra il 1920-1930 e il 1940-1955, attraverso le immagini fotografiche scattate dal fotografo Ilario Bessi (1903-1986).
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (8 febbraio - 19 aprile 2002)
2002 LA MACEDONIA ATTRAVERSO LE TRADIZIONI FESTIVE E QUOTIDIANE
Mostra fotografica dedicata alle feste ed ai rituali pubblici e privati della Macedonia. La Mostra è costituita da circa 75 immagini fotografiche, che risalgono per lo più agli anni '50, che mostrano usi e consuetudini ancora pienamente praticate in quegli anni ed in alcuni casi perduranti fino ad oggi. E' esposto anche un limitato numero di oggetti legati alle varie occasioni cerimoniali macedoni. L'iniziativa è promossa dal Museo di Macedonia – Shopje e il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari. Le immagini raffigurano momenti e fasi di alcuni importanti usi cerimoniali macedoni, per lo più legati al ciclo calendariale o ai riti di passaggio nel ciclo della vita umana. Il pubblico può assistere alla proiezione di alcuni filmati sul tema cerimoniale realizzati negli anni '50 dal Museo di Macedonia. L'iniziativa si inserisce in una serie di mostre fotografiche che il Museo ha allestito negli ultimi anni, riguardanti diversi aspetti o eventi di interesse etnografico presentati al pubblico attraverso il mezzo fotografico, anziché attraverso gli oggetti della cultura materiale o dell'arte folklorica.
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (24 maggio - 22 settembre 2002)
2002 LE IMMAGINI DELLA FANTASIA. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ILLUSTRAZIONE PER L'INFANZIA
Il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari ospita per la seconda volta a Roma, in occasione della Giornata Internazionale dei Diritti dell'Infanzia, "LE IMMAGINI DELLA FANTASIA" della Fondazione del Comune di Sàrmede, provincia di Treviso. La mostra curata dal gruppo "RomaInsieme" – Centro Turistico Giovanile, in collaborazione con il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari e con l'Assessorato alle Politiche di promozione dell'Infanzia e della Famiglia del Comune di Roma. L'esposizione dà visibilità ai linguaggi dell'illustrazione infantile: tutti gli autori si ispirano al repertorio universale dei racconti e dei miti. Per questa XIX edizione, ospitata come quella dello scorso anno presso il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, sono presenti 40 artisti provenienti da ventidue paesi. Messico, Brasile, Giappone, USA, Africa de Sud, sono alcuni dei paesi rappresentati in questo ventaglio eccezionale di immagini che testimoniano l'impegno costante degli organizzatori volto a presentare sempre nuove culture ed espressioni artistiche originali. La mostra e il catalogo si propongono dunque, come strumenti di conoscenza e di valorizzazione di ciò che viene prodotto di anno in anno in questo campo a livello mondiale. L'edizione del 2002 è dedicata a Pinocchio, il burattino più discolo di tutti i discoli, al quale è stata riservata un'intera sezione della Mostra.
2002-2003 IL VOLO DELLO SCIAMANO. SIMBOLI ED ARTE DELLE CULTURE SIBERIANE
L'Esposizione affronta il tema dello sciamanesimo siberiano. Caffettani, idoli, divinità magico-religiose, tamburi, raffigurazioni degli spiriti adiutori degli sciamani sono oggetti testimoni di un altro mondo che si intende esplorare e su cui riflettere. La mostra è il frutto dell'accordo culturale stipulato nel 1999 tra lo Stato Italiano e la Confederazione Russa. La gran parte dei materiali proviene dal Russian Museum of Ethnography di San Pietroburgo, una delle più grandi collezioni di opere – datate tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo – appartenenti ai popoli siberiani coinvolti nel complesso mondo sciamanico che lega la magia alla religione. Quale omaggio ai viaggiatori ed esploratori dell'Ottocento italiano sono in mostra gli oggetti raccolti da Stephen Sommier (1848-1922) nella Siberia Occidentale nel 1883 conservati al Museo di Antropologia e Etnologia di Firenze. "Siberia", vuol dire terra meravigliosa, un paese delle meraviglie, con grandi catene montuose e colline dorate, caleidoscopio odierno di etnie, tradizioni, religioni. La Siberia è conosciuta anche come terra delle aquile, luogo di nascita ed elezione del primo sciamano. A partire dalla fine del Settecento, il termine stesso di sciamano saman, che proviene dalla lingua di un popolo alcaico, sta a designare il protagonista assoluto delle cerimonie religiose e dei riti di guarigione. La mostra è stata organizzata in tematiche fondamentali: l'ambiente, la figura dello sciamano con i suoi caffettani e accessori, usati durante le sedute di guarigione e nei viaggi o voli da lui compiuti attraverso l'axis-mundi e simboleggiati dall'albero fissato al centro dello spazio sacro riservato al rituale sciamanico. L'esposizione, volendo anche mettere in relazione tali fenomeni magico-religiosi con quelli presenti nella nostra cultura, è accompagnata dalla documentazione fotografica originale – datata tra la fine dell'Ottocento e i primi anni del Novecento – che proviene dagli Archivi Fotografici Storici del Russian Museum of Ethnography e dal Museo di Antropologia e Etnologia di Firenze. In occasione dell'esposizione sono presentati alcuni filmati, girati tra il 1994 e il 1996, sulle culture sciamaniche siberiane dell'Istituto Etnografico di Nuoro e quelli concessi da Rai Educational, per la regia di Giorgio de Finis, oltre ai documentari di Miháli Hoppál Shamanism. Past and Present (1994) e di Lajos Nádorfi e Miháli Hoppál The land of the Shaman (1996).
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (28 novembre 2002 - 26 maggio 2003)
2003 EMERGENZE UMANITARIE "LE CRISI DIMENTICATE"
L'esposizione è costituita da 40 immagini scattate da Javier Teniente tra il 1998 e il 1999 in Mauritania, in Honduras, durante il disastro naturale dell'uragano Mitch, in Kosovo e a Timor e da quattro pannelli fotografici, di autori diversi,che illustrano l'impegno di Medici del Mondo in Ecuador. La Mostra è in collaborazione con la Fundacion para el Arte y Cultura en el Ecuador, nata nel 1979 e con l'Associazione di Solidarietà Medici del Mondo Italia, Sezione centrosud. La Fondazione ha come obiettivi la conoscenza e la diffusione della cultura ecuadoriana e dell'America Latina. È stata impegnata in diversi eventi culturali a Roma ed attualmente ha in progetto la realizzazione di un Centro Pilota in Guayaquil per accogliere i bambini di strada, recuperandoli attraverso l'arte-terapia. L'Associazione di Solidarietà Internazionale Medici del Mondo è nata nel 1980 in Francia ed è composta da 12 delegazioni nazionali. Si caratterizza per la vocazione alla cura delle popolazioni vulnerabili nelle situazioni di crisi mondiale; alla promozione dell'impegno volontario di medici, di operatori professionisti nel settore della salute, di cittadini e di altri professionisti interessati al sostegno umanitario nei territori di crisi; all'assicurazione dell'impiego di tutte le competenze necessarie all'assolvimento dei suoi obiettivi; alla predilezione del rapporto di cooperazione con le comunità locali. In totale indipendenza della loro pratica medica, Medici del Mondo rivela i rischi di crisi e le minacce alla salute e alla dignità per contribuire alla loro prevenzione; ricerca la cooperazione di altri partner per azioni di solidarietà anche fuori dall'area strettamente legata alla salute; denuncia con un'azione di testimonianza le violazioni dei diritti umani, ed in particolare, gli ostacoli all'accesso alla salute; sviluppa nuovi approcci e nuove pratiche di salute pubblica nel mondo, fondati sul rispetto della dignità umana; s'impegna nelle operazioni di trasparenza con i propri sostenitori; milita affinché venga istituita l'etica della medicina umanitaria. Le 40 immagini fotografiche sono di Javier Teniente, fotografo di Vigo, Galizia, impegnato da anni nella documentazione delle condizioni delle popolazioni emarginate e colpite da eventi bellici. La sua opera rappresenta la tragica quotidianità di un'umanità esclusa, vittima dei disastri naturali, di epidemie, della fame, di ingiustizie sociali, di conflitti armati, della violenza politica e del razzismo. L'Esposizione al Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari è accompagnata da cinque documenti video girati da operatori di Medici del Mondo in Cecenia, Afganistan, Repubblica democratica del Congo ed Ecuador.
2003-2004 ANNABELLA ROSSI E LA FOTOGRAFIA. VENT'ANNI DI RICERCA VISIVA NEL SALENTO E IN CAMPANIA
Mostra in collaborazione con l'Università di Salerno, Cattedra di Antropologia Culturale. L'esposizione è costituita da 87 immagini scattate da Annabella Rossi tra il 1959 e il 1976 in occasione delle sue ricerche di campo a Ruffano (Lecce), nel Salento, a Nardò (Lecce), a Montesanto (Lecce), a Galatina (Lecce) e a Templata, frazione di Albanella nel salernitano. Annabella Rossi (1933-1984) iniziò a lavorare al Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari negli anni Sessanta del Novecento occupandosi, in particolare, delle ricerca e catalogazione delle forme di religiosità popolare. Nell'estate del 1959 partecipa alla ricerca di campo nel Salento, promossa dall'etnologo Ernesto de Martino sul tema del tarantismo, istituto magico-religioso di possessione radicatosi nel Salento da epoca pre-romana. Questa circostanza ha costituito per Annabella Rossi un momento formativo fondamentale per la sua attività di antropologa. Reclutata nella ricerca come intervistatrice, presto iniziò a fotografare il Salento, confermandosi tra i primi antropologi italiani, in particolare, donna, ad usare la macchina fotografica come ausilio nel lavoro di campo. Fotografa la parte più segreta di questa terra, la piega profonda che spesso si trova nel fondo dell'anima di un individuo, così come di una comunità.
Salerno, Lecce, Roma, Napoli (maggio 2003 - aprile 2004)
2003-2004 LA CERAMICA DI GROTTAGLIE OVVERO L'IMPORTANZA DELLA TRADIZIONE
La mostra presenta al pubblico circa 130 manufatti dall'Ottocento ad oggi e analizza il mondo della produzione ceramica di Grottaglie - centro di tradizione secolare nel campo dell'arte di plasmare la creta - nel contesto della produzione artigianale tradizionale e artistica pugliese. Tale produzione, in ambito nazionale, può vantare una continuità produttiva unica e costituisce un'irripetibile singolarità: a partire dal XVI secolo la produzione ceramica viene effettuata nelle abitazioni in grotta di una delle tante Lame (Lama di S. Giorgio), adibite pian piano esclusivamente a laboratorio, che hanno dato vita nel corso del tempo a quell'unicum urbanistico costituito dall'attuale, caratteristico, "Quartiere delle ceramiche". Un patrimonio interessantissimo che questa esposizione intende promuovere a sostegno di questo particolare settore produttivo proprio degli artigiani, che nel rispetto dei valori della tradizione locale hanno dato nuovo impulso e vigore alla creatività, contribuendo notevolmente al riconoscimento della città di Grottaglie, quale centro di antica produzione ceramica, degna di essere inserita a pieno titolo nel novero dei 25 centri nazionali, tutelati dal marchio DOC per la "ceramica artistica e tradizionale". Accanto ai manufatti di creta sono esposti anche esempi di artigianato tessile (cinque tra costumi femminili e maschili) e quelli di produzione orafa (ventidue tra gioielli e ornamenti). Il percorso espositivo presenta un andamento a cerchi concentrici dall'interno verso l'esterno, offrendo una lettura degli oggetti, analizzati nel loro valore simbolico e in quello pratico-funzionale. Oggetti antichi e moderni sono posti a confronto per segnalare le differenti tecniche costruttive, i materiali, le diversificate funzioni, ma soprattutto per identificare la varietà delle scuole e dei maestri artigiani attivi nella contemporaneità. Sono presenti nella esposizione le opere delle seguenti botteghe: Bottega "Ceramiche Domenico Caretta" di Caretta Pietro; Bottega "Ceramiche d'Arte" Carriero Carmelo; Bottega "La Ceramica Vincenzo Del Monaco" di Giuseppe Del Monaco; Bottega Francesco Fasano; Bottega Nicola Fasano; Bottega Oronzo Mastro; Bottega Domenico Pinto; Bottega Vestita, e la "Manifattura Ceramica Grottagliese". A corredo della mostra, nella Sala Fotografica viene proposta una panoramica di immagini, realizzate dal fotografo grottagliese Giovanni De Vincentis, che documentano la produzione ceramica sin dagli anni '50. Questo patrimonio di straordinario interesse andrà ad arricchire l'archivio fotografico del Museo.
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (26 novembre 2003 - 30 giugno 2004)
2005 INCANTATI DALLA BELLEZZA DELLA TRADIZIONE
La mostra "Incantati dalla bellezza della Tradizione" rappresenta il secondo appuntamento con le più significative espressioni dell'arte e della cultura slovacche. Organizzata secondo nuclei tematici legati al gioiello d'argento, all'abito e ai suoi accessori, l'esposizione presenta complessivamente circa 100 manufatti antichi e contemporanei di raro pregio esecutivo. Nel contesto della mostra, inoltre, uno spazio rilevante alle fotografie di Karol Plicka (Vienna 14.10.1894 - Praga 6.5.1987), autore straordinario non soltanto per la sua profusione, ma soprattutto per la molteplicità dei suoi generi. Plicka nel corso della sua vita ha prodotto, oltre ad un numero considerevole di fotografie, circa cento pubblicazioni letterarie, sessantamila registrazioni originali di canti popolari, decine di migliaia di negativi e diapositive, nonché innumerevoli metri di pellicola cinematografica.
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (10 febbraio - 3 aprile 2005)
2005 COSTUMI. GLI ABITI SARDI DELL'ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE DI ROMA DEL 1911
Mostra realizzata in collaborazione con l'Istituto Superiore Regionale Etnografico di Nuoro. L'abito costituisce, tra le testimonianze etnografiche, il documento più idoneo ad interpretare e conoscere la nostra storia e la nostra cultura perché è strettamente connesso al contesto sociale e culturale in cui nasce, da questa consapevolezza la scelta della realizzazione di questa esposizione, che presenta gli abiti tradizionali e gli ornamenti esposti in occasione della Mostra di Etnografia del 1911 nell'ambito dell'Esposizione Internazionale, organizzata dall'etnologo Lamberto Loria (1855-1913) nel contesto dei festeggiamenti tenutasi a Roma per il primo cinquantenario dell'Unità d'Italia. I settanta abiti esposti assieme ad oltre cento oggetti di oreficeria, che testimoniano le tipologie vestimentarie nel periodo compreso tra Ottocento e Novecento, colpiscono per la notevole ricchezza delle varianti legate alla festa, alla quotidianità e al lutto e date dalla combinazione creativa di tessuti, tecniche, colori e ornamenti. Gli ori, strettamente connessi alla foggia degli abiti, sorprendono per la notevole ricchezza dei buttones usati per camicie, giubbetti e panciotti, e delle catene e fibbie indispensabili per allacciare alcune parti del costume, come il grembiule e il corpetto, oppure fermare il copricapo. Alla base della Mostra c'è un'idea particolarmente suggestiva: presentare, oggi, gli abiti tradizionali che la Sardegna aveva inviato a Roma per l'Esposizione del 1911. Un'idea di crocevia di tante storie, dell'Italia e delle Regioni, della nascita del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari e dei tanti Musei della Vita e delle Tradizioni Popolari, che godono oggi del rinnovato interesse per i beni etnoantropologici. Le grandi Esposizioni, nazionali ed internazionali, della seconda metà del XIX secolo e dei primi decenni del XX hanno riservato al costume una particolare attenzione. Nel generale contesto di raccolta etnografica, focalizzata sul "tradizionale" e sull'"autentico", i costumi "antichi" delle diverse località regionali dovevano essere raccolti in via preferenziale, proprio per le caratteristiche identitarie.
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (18 maggio - 18 settembre 2005)
2005-2006 SIVIGLIA AGO E ORO. SPLENDORI E ARTE DEL RICAMO
Mostra realizzata in collaborazione con la Società d'Arte di Siviglia, sotto l'alto patronato della Commissione Pontificia per i Beni Culturali e con il patrocinio della Junta de Andalucia. L'esposizione di circa 100 manufatti ricamati in oro e in argento consente di individuare i temi fondamentali della mostra, articolata per sezioni che illustrano la storia e l'evoluzione professionale dei ricamatori sivigliani; i supporti, le tecniche e i materiali utilizzati; la trasformazione dei decori ricamati sui tessuti; la produzione in relazione alle corporazioni, ai laboratori e ai disegnatori; la tipologia e il simbolismo delle opere ricamate. La mostra si svolge su una superficie di circa 1530 mq. secondo un itinerario didattico e interattivo suddiviso in aree tematiche specifiche: arte ed artigiani, bajo palio, il fulcro dello sguardo, la processione biblica, la immagine adorna, la ricostruzione di una strada di Siviglia e la messa in scena. Il visitatore, grazie alla suggestiva scenografia e alle proiezioni audiovisive ha la possibilità di essere partecipe di tutto il processo: conoscerà l'origine del ricamo ed il suo sviluppo (la storia); come si elabora (materiali e tecniche); il significato iconografico e simbolico sia dei singoli particolari sia degli elementi che si fondono nel ricamo; come si compongono i vari elementi per formare le sfilate delle confraternite ed ovviamente il contesto della processione, il ruolo delle confraternite, il sentimento religioso, i vari passaggi, i rituali. Il percorso infrange la concezione tradizionale della cultura storica delle esposizioni, orientandola in un processo di ricostruzione fatto di esperienza, ricerca e tecnica, che si arricchisce di argomenti e metodi attraverso il ricorso a discipline diverse, aperte ai fenomeni sociali, storici e antropologici, in grado di attivare uno stretto legame con la tradizione.
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (11 ottobre 2005 - 15 gennaio 2006)
2007 VOLTI DEL GIAPPONE
La mostra fotografica ha presentato al pubblico circa 100 immagini di volti e aspetti della società giapponese, nelle quali viene evidenziato l'apparente contrasto tra tradizione e modernità. La mostra è stata realizzata con il patrocinio della Fondazione Italia-Giappone e con la partecipazione della Facoltà di Antropologia dell'Università "La Sapienza" di Roma, dell'Istituto di Cultura Giapponese, dell'Ambasciata del Giappone in Italia e della Facoltà di Arti Orientali dell'Università "La Sapienza di Roma".
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (12 aprile - 3 maggio 2007)
2009 ABITI. RACCONTI DELLA TRADIZIONE VALDOSTANA CON LE IMMAGINI DI ANTONIO NOVENA (1931-2003)
In accordo con l'Assessorato alla Cultura del Comune di Roma e l'Assessorato dell'Istruzione e Cultura della Valle D'Aosta è stata inaugurata il 25 maggio 2009 nella sede del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari la mostra "Abiti. Racconti della tradizione valdostana con le immagini di Antonio Novena (1931-2003)". L'abbigliarsi è uno dei temi centrali della ricerca etnografica condotta dal Museo - oggi parte del nuovo Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia - che nell'ultimo decennio ha dedicato a questo tema un'attenzione particolare attraverso esposizioni ad esso dedicate. È stato infatti il lavoro capillare compiuto sul patrimonio, via via sedimentato e sistematicamente ordinato, che ha permesso di presentare in mostra e in catalogo una significativa campionatura della raccolta di abiti e ori della Valle D'Aosta (383 pezzi) che fanno parte dell'eccezionale collezione conservata nella sede dell'EUR, composta da oltre 1000 abiti tradizionali della fine dell'Ottocento e dei primi del Novecento. Collezione formatasi per iniziativa dell'etnologo Lamberto Loria (1855-1913) in occasione della Mostra dell'Etnografia Italiana tenutasi nell'ambito dell'Esposizione Internazionale del 1911 per il cinquantenario dell'Unità d'Italia.
Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (26 maggio - 25 ottobre 2009)