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Madonna del Carmine a Pedali di Viggianello. Foto: S. Cuneo, 1996-1998, Archivio Fotografico dell’Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia Madonna del Carmine a Pedali di Viggianello. Foto: S. Cuneo, 1996-1998, Archivio Fotografico dell’Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia

Madonna del Carmine a Pedali di Viggianello

Terza domenica di agosto

La festa

La terza domenica di agosto a Pedali di Viggianello (Potenza) si festeggia la Madonna del Carmine, con un rito particolare e complesso che presenta analogie con festeggiamenti similari che si tengono nei paesi vicini di San Giorgio Lucano ed Episcopia. La celebrazione sembra risalire ancor prima dell'Ottocento e la presenza della danza - danza del falcetto e danza dei cirii unitamente alla processione dei cinti e della meta animata da musiche e canti - costituisce un forte richiamo a comportamenti legati alla terra e alle antiche comunità rurali.

I festeggiamenti cominciano già qualche giorno prima della data prestabilita con una serie di preparativi. I devoti, dal giovedì e venerdì antecedenti alla domenica di festa, si riuniscono per ornare i cirii, le cinte e la meta. Il venerdì pomeriggio, al termine di questa preparazione, si festeggia con la musica al suono di organetti e tamburelli. Nel frattempo, venerdì e sabato mattina, i componenti del Comitato festa girano per le frazioni a raccogliere dai fedeli il grano e gli animali che saranno messi all'asta in piazza il sabato sera: vengono offerti galline, conigli, anatre, colombi e ghiri che saranno utilizzati per ornare la meta.

Intorno alle ore 15,00 del sabato, i cirii, le cinte e la meta partono da località Pezzo la Corte per raggiungere la Piazza San Francesco di Paola a Gallizzi dove vengono benedetti. Lungo il tragitto, anziani, vestiti come era uso un tempo per la mietitura, con fauci, vantera e cannieddi - falce, mantello di tela e protezioni di legno per le dita - al suono di zampogne, organetti e tamburelli mimano l'antica danza del falcetto. Alle ore 18,00 le donne iniziano, al ritmo della tarantella, la danza con i cirii, tenendo in bilico con grande maestria i cirii sul capo. Terminata la danza, ha inizio l'asta detta anche incanto: un battitore, con voce imponente, sollecita i presenti all'acquisto dei doni e del grano offerti dalla popolazione.

La festa religiosa comincia al mattino della domenica con la messa e prosegue nel pomeriggio con la processione. La statua della Vergine viene rimossa dalla chiesa ove è custodita e posta su un tavolo intorno al quale i devoti danzano con i cirii, esprimendo con andamento ripetitivo la "figura del 'cerchio magico' o cerchio protettivo, il cui potere si conserva a tutt'oggi in molte credenze popolari. Il tragitto della processione si snoda percorrendo tutte le contrade per quasi quattro ore e si ferma poi in località Santoianni dove le donne, con i cirii sulla testa, danzano ancora la tarantella al suono degli organetti e della banda musicale.

Cirri, cinte e meta

I cirii, le cinte e la meta offerti alla Madonna nel corso del rituale sono composizioni formate da intrecci di cereali: i cirii hanno la struttura in legno addobbata con mazzetti di spighe di grano e nastri colorati e sono portati sul capo dalle donne, le cinte vengono decorate invece con candele e sono offerte dai devoti che fanno il voto alla Madonna, la meta è una struttura mobile in legno di grosse dimensioni, portata a spalla dagli uomini, decorata con spighe di grano a ricordare la forma del covone che si faceva un tempo dopo la mietitura, ad essa vengono legati animali dell'aia e ghiri in segno di ringraziamento alla terra per la messe prodotta. Anticamente, le donne lungo la processione recavano sul capo anche dei contenitori di legno contenenti grano macinato. L'origine di queste composizioni simboliche di cereali e ceri, adornate con nastri colorati ed animali, è complessa e potrebbe essere ricollegata a riti pre-cristiani legati alla coltivazione del grano, alla mietitura, alla morte e rinascita del ciclo vitale e annuale della terra.

La danza

Il rituale della danza del falcetto, momento importante e simbolico della festività di Pedali, è mimata da uomini che, agendo come se stessero mietendo il grano, agitano le falci nel gesto della mietitura, rasano allegoricamente l'asfalto con la lama, tagliano l'erba ai bordi della strada al ritmo di tarantella in un contesto di suoni di zampogne, musiche di organetti e balli. Il significato simbolico dei singoli gesti è, al giorno d'oggi, sconosciuto alle persone, mentre in passato il loro senso costituiva patrimonio comune condiviso e inteso in maniera naturale e spontanea. Fra le molteplici interpretazioni e significati che vengono ascritti alla danza del falcetto, è interessante segnalare la tesi secondo la quale i mietitori nell'avanzare con la danza, mimando l'atto della mietitura, effettuerebbero allo stesso tempo un rituale di esorcismo delle forze negative della natura e al contempo un atto positivo di vincita rispetto ad esse attraverso la raccolta del frutto.

La danza del falcetto praticata a Pedali, come le analoghe danze armate della valle del Sinni di S. Giorgio Lucano e di Episcopia, sempre danzate da soli uomini, sono danze arcaiche che potrebbero risalire ad antiche pratiche pre-cristiane connesse con il culto di Giunone o Cerere. che accompagnano da sempre le movenze dei corpi. La presenza costante del ballo caratterizza fortemente la festa della Madonna del Carmelo di Pedali di Viggianello dove zampogne, tamburelli e organetti fanno muovere al ritmo di tarantella non solo gli uomini con la falce, ma anche le donne con i cirii ed i fedeli con le cente sulla testa.

Pedali di Viggianello

Viggianello, situata nella parte occidentale del Parco Nazionale del Pollino a 500 m.s.l.m è circondata da montagne e distese di boschi intercalate da pascoli verdi e colture di frumento. La religiosità ed il senso del sacro degli abitanti di questa zona sono molto forti e si esprimono anche attraverso una tradizione religiosa ancora intensamente sentita e partecipata. Secondo la tradizione la fondazione di Viggianello risale al tempo della Seconda Guerra Punica, come sembrano confermare i reperti archeologici ritrovati nei suoi dintorni. Probabile presidio romano - intorno al 132 a. C. - sulla via che congiungeva Roma con Reggio Calabria, non è più menzionata nei periodi successivi, fino al 1132 quando il nome di Vinginello appare per la prima volta in un documento successivo alla conquista da parte dei Normanni.

Anche a Viggianello e nei dintorni, come in gran parte del meridione, nel XVII secolo infuriarono le epidemie di peste che decimarono la popolazione e che probabilmente contribuirono a sviluppare il senso religioso e la ricerca di conforto nel sacro. Allontanandosi di qualche chilometro da paese, si incontra la frazione di Pedali dove la tradizione vuole che in "località Gallizzi, ora luogo sacro della frazione di Pedali", fosse già presente il culto alla Madonna, anche se l'edificio della Chiesa Parrocchiale del S. Carmelo fu edificato solo nel corso del secolo XIX.

Testo: F. Floccia e B. Terenzi (tratto da Feste e Riti d'Italia). Adattamento a cura della Redazione


Foto: S. Cuneo, 1996-1998
Archivio Fotografico dell'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia


Foto: A. Corraro, 2004-2007
Archivio Fotografico dell'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia

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