Madonna della Bruna a Matera
2 luglio
La processione
La festa della Madonna della Bruna costituisce per i materani un evento davvero speciale, coinvolgente e atteso per tutto l'anno. La festa ha inizio all'alba del 2 luglio, con la messa solenne in cattedrale, seguita dalla cosiddetta "processione dei pastori" che, annunciata dai fuochi pirotecnici, porta per le vie principali della città, il quadro della Madonna della Bruna, che si narra sia stato trovato sotto un albero proprio da alcuni pastori. A mezzogiorno prende avvio la seconda processione: quella in cui è la statua della Madonna, guidata dalle autorità religiose e civili e scortata dai "Cavalieri della Bruna", ad essere lentamente condotta dalla Cattedrale verso la periferia della città, precisamente nella chiesa del quartiere popolare di Piccianello.
Nel tardo pomeriggio, dopo la messa, la statua viene collocata nella "torretta" a poppa del Carro trionfale di cartapesta. Incomincia così, all'imbrunire, la lenta processione di ritorno verso il centro della città. Una volta giunto sulla piccola piazza antistante la cattedrale, al Carro si fanno compiere tre giri, e solo successivamente la statua, accompagnata dalla Curia Arcivescovile, viene deposta nella Cattedrale. A questo punto il Carro, ormai privo della sacra immagine e scortato da cavalieri montanti cavalli bardati di fiori di carta e velluto, ma recentemente anche da agenti delle forze dell'ordine in tenuta antisommossa, inizia a guadagnare la strada verso Piazza Vittorio Veneto, dov'è radunata una gran folla in attesa di assistere allo "strazzo": l'assalto e la distruzione dello stesso carro, frutto di un lavoro artigianale durato molti mesi. Dopo lo "strazzo" la festa si conclude a tarda notte con i fuochi pirotecnici.
I Cavalieri della Bruna
Sono personaggi che si tramandano questo ruolo di padre in figlio, con una precisa gerarchia: generale, vice generale, portabandiera, trombettiere, ecc. Scortano la processione pomeridiana lungo tutto il suo percorso. Indossano costumi non appartenenti ad un'epoca precisa, sono pesantemente ornati da nastri colorati, medaglie, penne e piumini, elmi ed armature luccicanti. Hanno cavalcature dall'aspetto maestoso, e cavalli appositamente addestrati a mantenere la calma in occasione delle numerose situazioni di ressa o in allo scoppio dei mortaletti. Anche gli ornamenti dei cavalli sono particolari: tanti fiori di carta preparati appositamente, ogni anno, dalle donne materane.
Secondo alcuni questi personaggi sono arrivati fino a noi dalla antica processione di Sant'Eustachio, primo patrono di Matera, appartenente all'esercito imperiale romano e spesso rappresentato in armi. Secondo altri sono personaggi che originariamente avevano il compito di difendere il carro dallo "Strazzo" anticipato. In realtà molte processioni del Sud Italia ad un certo punto della loro storia sono diventate "processioni scortate" da uomini in armi appartenenti non necessariamente alla milizia regolare, ma spesso anche a compagnie di cittadini o addirittura a compagnie giovanili.
Lo Strazzo
Dopo ore di lenta ed estenuante processione, la tensione a lungo accumulata si riversa con forza estrema nel rito finale dello "strazzo": la festa della "Bruna" non è concepibile senza quest'atto finale. Protagonisti del rito collettivo, al quale tutti i materani sentono l'obbligo di assistere, sono soprattutto i giovani della città. In pochi minuti il carro viene totalmente spogliato delle sue componenti più preziose o cariche di significato religioso.
La comunità distrugge per vedere rinascere ciò che è diventato un simbolo e i trofei di cartapesta, portati a casa o nei luoghi di lavoro, costituiranno un segno di benedizione e felice auspicio per la vita di ognuno per il resto dell'anno. Vale comunque la pena segnalare, con riguardo alla distruzione del carro, come fra il '400 e il '500 fosse comune la pratica del mettere a sacco baldacchini, carri e apparati nel corso di cerimonie ufficiali.
Il Carro
La macchina tradizionale - lunga circa dodici metri, larga tre ed alta quattro - è realizzata in cartapesta ed è montata su una struttura motrice trainata da coppie di muli. Si aggiudica l'assegnazione della gara per la costruzione il cartapestaio che meglio raffigura la scena prescelta nella bozza di presentazione, al miglior prezzo. Il carro è ogni anno diverso ed è arricchito da decorazioni, spesso di notevole pregio artistico, che rimandano a parabole e vicende narrate dal Vangelo e scelte annualmente dal vescovo della città.
La consegna del manufatto è fissata al 29 giugno, festa dei Santi Pietro e Paolo, quando, di sera, il Carro viene benedetto dal Vescovo ed è esposto alla cittadinanza. Anticamente il carro veniva offerto dalle famiglie nobili della città per onorare la Madonna nel giorno della sua festa, successivamente la responsabilità della costruzione del carro fu affidata ad un Comitato che ne è responsabile fino alla sua distruzione.
Numerosi sono i maestri cartapestai, arte particata da secoli a Matera, artefici dei carri e tanti sono gli artigiani ricordati dai materani, ma tra i più famosi, tra l'800 e il 900, sono da ricordare Francesco e Pasquale Nicoletti, Francesco e Michele Pentasuglia, Francesco e Annibale D'Antona, Raffaele Pentasuglia, i fratelli Epifania, Michele Amoroso, Vincenzo Ruggieri, Panza, Conversi.
Testo: P. Izzo (tratto da Feste e Riti d'Italia). Adattamento a cura della Redazione
Storia di Maria Santissima della Bruna
La "Festa della Visitazione", di origine francescana e già solennizzata dai frati minori sin dal 1263, fu estesa nel 1389 a tutta la Chiesa da papa Urbano VI, che era stato anche vescovo di Matera, il decreto -promulgato nel 1390 dal suo successore Bonifacio IX- indicava nel 2 luglio il giorno della ricorrenza liturgica.
Circa l'origine del nome "Bruna" sono state avanzate diverse ipotesi: derivazione dal latino longobardo "brunja" - tedesco "Brünne"- cioè usbergo, corazza, armatura, con connessione quindi alla difesa della città, derivazione da "Hebron", la località della Giudea dove Maria si recò per la Visitazione all'anziana cugina Elisabetta, infine, richiamo all'origine bizantina della Vergine raffigurata nel dipinto conservato Nel Duomo.
Anche sull'origine del culto, che è giunto a noi come somma di successive stratificazioni, e sull'origine dello sfascio del carro che ne è l'elemento più caratteristico, le fonti documentarie sono scarse e la tradizione orale è contrastante: da molti elementi si suppone che esso sia precedente alla costruzione della Cattedrale ed all'istituzione della "Festa della Visitazione". Un bassorilievo ancora visibile su una lunetta della Cattedrale attesta una processione aperta da una statua della Vergine e non da un dipinto, in una prima fase la festa potrebbe dunque aver avuto un carattere di estrema semplicità molto simile a quella che ancora oggi viene chiamata "Processione dei Pastori". E' a partire dal 1500 che la festa subisce un radicale cambiamento, forse su suggerimento di Mons. Ryos, originario delle Spagna, paese nel quale molte processioni hanno un impianto simile a quello materano.
In una delle variante orali più complete ed articolate, si narra di una donna "dimessa negli abiti, ma di straorinaria e luminosa bellezza" apparsa ad un carrettiere al rientro dai campi. La "bella signora" chiede al carrettiere un passaggio sul suo carro e questi, dopo averla accompagnata fino alle porte della città, nei pressi della chiesetta di Piccianello, la prega di scendere dal carro, per non dare adito a pettegolezzi da parte dei concittadini. La donna, prima di scendere, consegna al carrettiere un foglietto, pregandolo di recapitarlo al Vescovo. Il messaggio riportava un'invocazione della Madonna che chiedeva di essere prelevata dalle autorità civili e religiose della città. Il Vescovo si mosse immediatamente e quando, insieme alle autorità civili, arrivò sul luogo in cui era fermo il carro, con grossa meraviglia vide che il mezzo si era trasformato in un bellissimo carro trionfale, sul quale dominava la statua della Madonna. Il carro, allora, fu condotto verso la Cattedrale e, arrivato nella piazza antistante, fece tre giri, per sancire la presa di possesso della città da parte della Madonna. Nel frattempo i soldati di stanza nella città avevano ricevuto l'ordine di sequestrarlo, ma i fedeli, piuttosto che consegnarlo, preferirono distruggerlo e impossessarsi ciascuno di una sua pur piccola parte.
Un'altra leggenda narra che, durante un assalto saraceno, i materani decisero di distruggere il carro, per scongiurare il pericolo che cadesse nelle mani degli "infedeli".
Matera
Le evidenze archeologiche dell'area della Murgia materana testimoniano che le grotte naturali, che ancora oggi è possibile ammirare a Matera, sono state abitate fin dal paleolitico. Le origini della città, nominata Patrimonio dell'umanità dall'Unesco, vengono fatte risalire ai coloni greci sfuggiti alla conquista romana della Magna Grecia, altre versioni considerano Metello, console romano nel 90 a.C., fondatore della città chiamata Meteola in suo onore, altre ancora rimandano alla parola latina materia o materies (legno, legname da lavoro o da costruzione), basandosi sull'antica ricchezza di vegetazione del territorio; tuttavia l'ipotesi più accreditata è quella che riconduce l'origine del nome attuale della città al termine meta o mata, cioèmucchio, altura sassosa, cumulo, da cui il nome Sassi.
La storia e la cultura della città - e secondo alcuni anche il culto alla Madonna della Bruna - sono state fortemente influenzate dalla presenza saracena e dalla dominazione bizantina, nel corso della quale arrivarono a Matera i monaci orientali che consolidarono il cristianesimo e costruirono chiese e cenobi. I Normanni impossessatisi della città, iniziarono il processo di sostituzione del rito greco con quello latino favorendo la diffusione degli Ordini Monastici dipendenti dalla Chiesa di Roma. Non è, inoltre, da sottovalutare la presenza nel materano di numerosi Ordini cavallereschi. Le successive lotte per il dominio del regno svevo porteranno Matera a far parte del ducato di Benevento prima e della Terra d'Otranto poi. A metà del Seicento Matera, distaccata dalla Terra d'Otranto, viene eletta "Sede della Regia Udienza della Basilicata" e conoscerà un nuovo impulso culturale, urbanistico ed architettonico che la porterà ad estendere l'impianto urbano fuori dai Sassi, sul cosiddetto "Piano" e ad acquisire la fisionomia che ancora oggi la contraddistingue.
La storia dell'attuale Cattedrale di Matera, che si erge nella Civita, il nucleo più antico della città, non è sufficientemente documentata: edificata probabilmente su un luogo di culto più antico in pieno periodo federiciano, tra il 1226 e il 1231 e terminata nel 1270, fu originariamente dedicata a Santa Maria di Matera, poi a Santa Maria dell'Episcopio. Nel 1380 o nel 1389, papa Urbano VI attribuì alla Cattedrale il titolo di Santa Maria della Bruna e nominò la Madonna patrocinante della città. Infine, nel 1627, Mons. Fabrizio Antinori, Arcivescovo di Matera, intitolò la Cattedrale sia alla Madonna della Bruna, sia a Sant'Eustachio, compatrono della città.
L'affresco della "Madonna della Bruna", custodito nella cattedrale, quello a cui si rivolge la devozione popolare, è un dipinto di scuola bizantina che rappresenta l'Odigitria (Colei che indica la Via), ossia la Madonna che regge il Bambino benedicente (con due dita, secondo l'uso rituale greco) sul braccio sinistro e lo indica con il braccio destro. L'opera, secondo alcuni storici dell'arte, risalirebbe al XIII secolo, sarebbe cioè coeva alla costruzione della Cattedrale.
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