-
I Santi:
15 luglio, San Bonaventura
Il 15 luglio la chiesa ricorda san Bonaventura (1217 c. - 1274), al secolo Giovanni Fidanza, nato a Civita di Bagnoregio nella Tuscia romana, francescano e dottore della Chiesa, professore di teologia a Parigi e ministro generale dell'ordine dal 1257 all'anno della morte. Nulla sappiamo della sua infanzia, se non che lo colpì una malattia gravissima quand'era ancora molto giovane: fu allora che venne votato dalla madre a san Francesco, come egli stesso racconta più volte, cosa che influenzò le vicende successive della sua vita. Impegnato in molteplici attività e in continui viaggi, san Bonaventura è ricordato soprattutto per aver scritto tra il 1260 e il '63 su incarico dell'ordine francescano la "Legenda", ovvero la biografia ufficiale di san Francesco. Scritta sulla scorta dei racconti di quanti lo avevano conosciuto e dei testi di frate Tommaso da Celano (primo biografo di san Francesco), la Legenda divenne l'unico testo ufficiale della vita del santo: fu infatti la fonte cui attinse Giotto per realizzare gli affreschi di Assisi che trasferiscono in pittura gli episodi più significativi raccontati da san Bonaventura. -
Accadde:
15 luglio 1799 - Ritrovamento della Stele di Rosetta
Il 15 luglio del 1799 il Capitano francese Pierre-François Bouchard trova la Stele di Rosetta, una stele egizia in granito scuro che riporta un'iscrizione con tre differenti grafie: l'antico geroglifico, l'egiziano demotico (una grafia corsiva più tarda) ed il greco antico. L'iscrizione era una dedica scritta nel 196 a.C. da un gruppo di sacerdoti riunitisi a Menfi nel primo anniversario dell'incoronazione del faraone Tolomeo V Epifane. La stele venne chiamata "di Rosetta" (in egiziano Rashid), dal nome della città presso cui fu ritrovata casualmente, nel 1799, durante la campagna napoleonica in Egitto dai soldati francesi che scavavano le fondazioni di una fortificazione presso il delta del Nilo. Poiché si tratta pressoché del medesimo testo, la stele offrì, grazie alla parte in greco, una chiave decisiva per la comprensione dei geroglifici. -
Feste e sagre:
6-7 luglio, l'Ardia di Sedilo
L'Ardia è una manifestazione tradizionale che si tiene a Sedilo, in Sardegna, il 6 e 7 luglio di ogni anno e consiste in una rituale processione a cavallo con tre tappe finali di corsa per raggiungere il santuario dedicato all'imperatore Costantino I (localmente chiamato Santu Antinu) che nel 312 sconfisse Massenzio, usurpatore a Roma, nella battaglia di Ponte Milvio.
Tra i riti dedicati all'imperatore romano, la suggestiva Ardia di Sedilo si contraddistingue per la sua temerarietà e l'ardimento dei cavalieri. L'Ardia è guidata da un capocorsa, sa prima pandela, seguito da altri due cavalieri, sa secunda e sa terza, e da tre scorte che rappresentano Costantino e il suo esercito. Vi partecipano, ogni anno, circa 100 cavalieri che, invece, rappresentano i pagani guidati da Massenzio. Il rituale, sempre identico, ha inizio nel momento in cui i tre capicorsa, radunatisi insieme agli altri cavalieri innanzi alla casa parrocchiale, ricevono dal sacerdote gli stendardi benedetti (Sas Pandelas). Al termine della consegna degli stendardi, i cavalieri, attraversando le vie principali del paese si dirigono verso il santuario, situato nelle campagne del paese, a breve distanza dal centro abitato. Giunti a su Frontigheddu, promontorio sovrastante l'arco d'ingresso all'area del santuario, in modo imprevedibile e inaspettato, sa prima pandela, seguita dal resto dei cavalieri, lancia al galoppo il proprio cavallo. In breve tempo, percorrendo un tratto di terreno impervio, il gruppo raggiunge il santuario e, lentamente, vi compie intorno un numero imprecisato di giri. I cavalieri si precipitano poi verso sa muredda, un muretto circolare al centro del quale si trova una croce. L'Ardia si conclude quando, ancora una volta con impeto repentino, il gruppo ripercorre il tratto di terreno che separa sa muredda dal santuario. -
La ricetta:
Burrida Sarda
Ingredienti: 2 gattucci di mare già puliti (circa 1 kg); farina; olio. PER LA SALSA: 1 bicchiere d'aceto; 1-2 spicchi d'aglio; 4 cucchiai di pinoli; 3 gherigli di noce; un cucchiaio di pangrattato; olio; sale; pepe
Tagliate i pesci a pezzi di media grandezza, infarinateli leggermente e friggeteli in un tegame dove avete scaldato bene l'olio. Sgocciolateli quando sono dorati, asciugateli su carta assorbente da cucina e salateli. Preparate la salsa: nel tegame di cottura del pesce versate due-tre cucchiai d'olio, scaldatelo, insaporitelo con uno-due spicchi d'aglio e quando hanno preso colore toglieteli. Versate nel tegame un bicchiere circa d'aceto, aggiungete i pinoli, i gherigli di noce spezzettati, sale, pepe e un cucchiaio di pangrattato. Mescolate e tenete sul fuoco fino a quando l'aceto si è ridotto della metà. Disponete il pesce fritto in una terrina, versate sopra la salsa calda, lasciate raffreddare a temperatura ambiente e poi conservate in frigorifero per 24 ore prima di servire. -
Il proverbio:
Presto la pioggia suol venire a noia, ma in Luglio è un ricco dono e apporta gioia
Orario ICPI
Dal lunedi al venerdi
9.00-17.00
Metro Linea B (EUR Fermi) Bus 30 Express, 170, 671, 703, 707, 714, 762, 765, 791