San Biagio a San Martino in Pensilis
3 FEBBRAIO
San Biagio
Biagio, vescovo della sua città Sebaste, attuale Sivas in Armenia, secondo alcune fonti medico, è vissuto tra il III e il IV secolo. Imprigionato dai romani nel corso di una persecuzione locale, viene decapitato, dopo essere stato torturato con pettini di ferro. Le sue reliquie sono portate in Italia, a Maratea, nel secolo VIII, da alcuni pellegrini armeni. È venerato da cattolici e ortodossi. Gli sono attribuiti numerosi miracoli, tra i quali quello che caratterizza le sue proprietà taumaturgiche: la guarigione di un bambino soffocato da una spina di pesce. È dunque invocato in particolare contro i mali della gola.
Nella celebrazione della sua ricorrenza è frequente l'uso di candele benedette, che il sacerdote impone sulla gola dei fedeli. La festa di San Biagio avviene in un periodo dell'anno che segna l'attenuarsi dell'inverno, nel giorno successivo alla Candelora. Il 2 febbraio si celebra la Presentazione di Gesù al Tempio, collegata alla Purificazione di Maria, 40 giorni dopo il parto, e si benedicono le candele, simbolo della luce.
La festa di San Biagio a San Martino in Pensilis
A San Martino in Pensilis (Campobasso) dal 2 febbraio, giorno della Candelora, iniziano i preparativi per la festa di San Biagio , nella quale cavalli e cavalieri hanno un ruolo fondamentale, come accade nella Carrese del 30 aprile in onore di San Leo. All'alba del 3 febbraio, lungo le vie del paese, vengono fatti esplodere fuochi pirotecnici. Nella località di campagna chiamata Contrada San Biase, distante sette chilometri, dove un tempo era la chiesetta di San Biagio, si accende il fuoco e si allestisce un tavolo con cibi e bevande.
Tre giovani, in sella a cavalli ornati con i colori della squadra vincitrice dell'ultima Carrese, percorrono il paese chiamando a raccolta i cittadini e gli altri cavalieri verso il sagrato della chiesa di San Pietro Apostolo, in Largo Trinità. Uno dei tre cavalieri accompagna la chiamata con il suono di un tamburo. Dinnanzi alla chiesa il parroco benedice tutti i cavalieri che si sono radunati e porge una croce di legno, che viene passata da cavaliere a cavaliere per essere baciata. Dopo la benedizione i cavalieri, con la croce, partono verso la Contrada San Biase per visitare il luogo dove sorgeva la quercia e dov'è la pietra del santo, dalla quale si è soliti staccare piccoli pezzi, che vengono conservati a protezione delle malattie della gola.
Giunti a San Biase, i cavalieri pregano e compiono tre giri attorno al luogo della quercia. La visita dei cavalieri in contrada San Biase è anche occasione di festosa consumazione del cibo, e si attua, come nella Carrese, in un percorso esterno al paese. Prima del ritorno, i cavalieri ricevono i pani benedetti e ripartono al galoppo, rallentando poi, in prossimità del centro abitato. Sulla scalinata della chiesa la folla attende il loro arrivo.
Una volta tornati, i cavalieri compiono un giro intorno alla Santissima Trinità. La croce passa di mano in mano e viene baciata, dai cavalieri e dalle persone radunate nella piazza. In chiesa si susseguono gli atti devozionali verso il santo, espressi in particolare dal reverente contatto della propria mano con il simulacro. Nel tardo pomeriggio, dopo la messa, ha luogo la processione con il busto di San Biagio. La cerimonia si conclude in chiesa con la benedizione della gola, impartita dai sacerdoti con due candele incrociate, mentre i fedeli continuano a rendere omaggio al santo.
Testo e adattamento: E. De Simoni (tratto da Patrimonio immateriale del Molise)
Foto: D. D'Alessandro (3 febbraio 2006)
Archivio Fotografico dell'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia
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