5 DICEMBRE 2015 - 29 MAGGIO 2016
L’Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia in considerazione del grande interesse del pubblico e della critica ha deciso di prorogare fino al 29 maggio la mostra allestita presso il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari AZ - Arturo Zavattini fotografo Viaggi e cinema, 1950-1960, ideata e curata da Francesco Faeta e Giacomo Daniele Fragapane: 178 fotografie di grande formato, in massima parte inedite, che illustrano l’intensa attività del fotografo tra il 1950 e il 1960, decennio cruciale della storia del nostro Novecento.
Arturo Zavattini è noto, oltre che come operatore cinematografico e direttore della fotografia di molti film importanti, non solo italiani, come fotografo in ambito etnografico per aver accompagnato Ernesto de Martino, nella sua spedizione in Lucania nel 1952. Egli ha continuato, tuttavia, a praticare la fotografia per molti anni producendo un numero cospicuo di immagini. La sua cultura fotografica è maturata a stretto contatto con il Neorealismo italiano e con il realismo americano (ebbe modo di conoscere Paul Strand nel corso della realizzazione del celebre volume fotografico Un Paese). Arturo Zavattini ha saputo legare aspetti della cinematografia e della fotografia, con curiosità, arguzia, spirito critico.
Zavattini, preziosa memoria dell'epoca, ha lavorato, negli ultimi anni, a reperire immagini e a mettere ordine nel suo archivio in modo che si può ora realizzare una mostra completa su di lui, che copre un decennio (1950-1960), di grandissimo interesse per la storia dell'immagine e per quella del nostro Paese.
LA MOSTRA
Nell'esposizione un nucleo omogeneo è costituito dalle immagini realizzate a Tricarico nel giugno del 1952 nell'ambito della famosa spedizione etnografica in Lucania di Ernesto De Martino e qui concesse dal Centro di Documentazione Rocco Scotellaro. Vi sono poi immagini realizzate a Roma, a Napoli e in altre città e contrade italiane, che documentano la vita sociale in strada, e in particolare la condizione dei bambini del popolo. Zavattini, effettua nel 1956 un reportage a Bangkok, a Phetchaburi e nel nord della Thailandia, che qui è esposto per la prima volta: sono immagini scattate a latere delle riprese del film La diga sul Pacifico di René Clément, tratto dall'omonimo romanzo di Marguerite Duras: rare immagini di quei luoghi in quell'epoca.
Sono invece del 1960 le immagini realizzate a Cuba che includono un inedito Ernesto "Che" Guevara, incontrato casualmente subito dopo la rivoluzione, in occasione delle riprese del film del regista Tomás Gutierréz Alea, Historias de la revolución, alle quali Zavattini collaborò in veste di operatore nell'ambito di un progetto italiano di sostegno alla nascente cinematografia cubana.
Suggestiva è la sezione dedicata al rapporto dell'autore con il set: fotografie di backstage con personaggi di grande popolarità come Federico Fellini, Vittorio De Sica, Marcello Mastroianni e Sofia Loren colti nelle pause delle lavorazioni da uno sguardo curioso e confidenziale.
Tutte le fotografie in mostra sono stampate in grande formato su carta baritata: 20 stampate da Roberto Bossaglia, nell'inverno del 2003 (quelle relative alla Lucania) mentre tutte le altre sono state stampate in occasione di questa mostra da Claudio Bassi per il Laboratorio "Fotogramma 24", di Marco e Simona Bugionovi. La mostra è accompagnata da un catalogo con testi critici dei curatori Francesco Faeta e Giacomo Daniele Fragapane e di altri studiosi, edito da Contrasto.
BIOGRAFIA
Arturo Zavattini, figlio di Cesare, è nato a Luzzara nel 1930. Scopre la fotografia nel 1949, quando il padre gli regala la prima macchina fotografica: risalgono all'epoca le prime esperienze in camera oscura. Nel 1951, grazie a Vittorio De Sica che lo presenta ad Aldo Graziati, direttore della fotografia di Umberto D., inizia il suo lavoro nel cinema. Operatore e direttore della fotografia di molti film italiani e stranieri ha esordito come fotografo accompagnando Ernesto de Martino nella sua prima spedizione etnografica in Lucania, nel giugno 1952. Nel 1982 firma la fotografia di La veritàaaa, unico film scritto, interpretato e diretto da suo padre. Si dedicherà poi interamente alla cura dell'Archivio Cesare Zavattini, che guida tuttora.
SCHEDA DELLA MOSTRA
AZ - Arturo Zavattini fotografo Viaggi e cinema, 1950-1960
Una mostra ideata e curata da Francesco Faeta e Giacomo Daniele Fragapane, realizzata dall'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia/Museo Nazionale Arti e Tradizioni Popolari - MiBACT, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, in collaborazione con l'Università degli Studi di Messina (Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne), l'Archivio Cesare Zavattini, Roma, con il patrocinio delle associazioni AISEA (Associazione Italiana di Scienze Etno-Antropologiche), ANUAC (Associazione Nazionale Universitaria degli Antropologi Culturali), SIMBDEA (Società Italiana per la Museografia e i Beni Demoetnoantropologici), SISF (Società Italiana di Studi sulla Fotografia).
La mostra è patrocinata dalla Direzione Generale per il Cinema del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.
CATALOGO
Catalogo edito e distribuito da Contrasto, a cura di Francesco Faeta e Giacomo Daniele Fragapane, con contributi di Pietro Clemente, Emilia De Simoni e Maura Picciau e un testo di Claudio Piersanti. Il Catalogo è in vendita anche presso il Museo.
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AZ - Arturo Zavattini fotografo. Viaggi e cinema, 1950 - 1960
5 dicembre 2015 - 29 maggio 2016
Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia
Museo Nazionale Arti e Tradizioni Popolari
Direttore ad interim: Agostino Bureca
Ideazione e cura: Francesco Faeta e Giacomo Daniele Fragapane
Commissari scientifici: Emilia De Simoni, Maura Picciau
Segreteria organizzativa: Laura Ciliberti, Marina Innocenzi, Claudia Graziosi
Ufficio amministrativo: Raffaella Bagnoli, Maurizio Di Gregorio
Progettazione allestimento e grafica: Giuliana Barilà, Anna Paola Bovet
Realizzazione allestimento e disegno luci: Stefano Sestili, All.com srl
Allestimenti fotografici: Art'è snc
Ufficio stampa e comunicazione: Francesco Aquilanti, con Francesca Montuori e Sara Visco
Stampe fotografiche: Laboratorio "Fotogramma 24" di Marco e Simona Bugionovi
Stampe fotografiche del Centro di documentazione Rocco Scotellaro: Roberto Bossaglia
Catalogo: Contrasto
Assicurazione: Società Cattolica di Assicurazione
Coordinamento vigilanza: Antonio Fiorillo
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Sinossi
Questa mostra presenta 178 fotografie in bianco e nero di Arturo Zavattini riguardanti un arco temporale che va dal 1950 al 1960. Costituiscono, nell'insieme, un'ampia selezione di quanto presente nell'archivio del fotografo, regesto significativo della sua produzione che comunica all'osservatore, con immediatezza e chiarezza, le idee della fotografia e della realtà che egli custodì, e la sua postura intellettuale, in anni di intensa e complessa vicenda culturale italiana.
Benché le immagini iniziali di Zavattini, nate nello straordinario crogiolo di presenze e idee che gravitava attorno a suo padre Cesare, nella casa (laboratorio e studio) di Via Santa Angela Merici, in Roma, possono essere datate al 1950, è con la partecipazione alla inaugurale spedizione scientifica effettuata da Ernesto de Martino a Tricarico, in Lucania, nel giugno del 1952, che abbiamo una prima serie sistematica di fotografie, utili nel documentare il Mezzogiorno italiano in quegli anni e indispensabili nel ricostruire la vicenda dell'etnografia visiva del grande antropologo.
Da quel momento, la macchina fotografica segue costantemente Zavattini, compagna di viaggio e taccuino di appunti, sia nei suoi spostamenti personali, sia nei momenti di riposo o di pausa durante le riprese dei film, con attenzione particolare per la realtà etnografica, prima ispiratrice delle sue immagini, e per la realtà sociale, quale veniva riverberata nel complesso movimento di cultura politica, letteraria, artistica e visiva noto come Neorealismo. Zavattini, però, mantiene una cifra intellettuale e figurativa meno pesante, ideologica e gridata, rispetto al grande movimento coevo e la sua produzione sembra inscriversi dentro le linee di un più pacato realismo etnografico, distinto da grande attenzione alla vicenda umana (in particolare a quei "bambini [che] ci guardano", scaturiti dalla fantasia del padre sceneggiatore e di Vittorio De Sica), da una più libera costruzione figurativa, da un'attitudine a vedere la strada e la sua vicenda, in modo assieme sicuro e leggero.
Una selezione indicativa del lavoro complessivo realizzato da Zavattini con de Martino, già visto in altre occasioni espositive e oggetto di attenzione critica da parte degli studi di settore, costituisce la prima sezione di questa mostra e appare nella prima sala, con il titolo Viaggio in Lucania. Nella seconda sala, invece, sono esposte le altre quattro sezioni che comprendono fotografie eseguite nel decennio preso in considerazione, tutte inedite (salvo sporadiche apparizioni sulla stampa quotidiana e periodica).
La seconda sezione, dunque, dal titolo Viaggi in Italia, è organizzata come un ideale itinerario dal nord al sud, con alcuni scivolamenti offerti da associazioni di senso logico o di carattere formale, e pone assieme immagini scattate durante tutto il decennio, in tempi diversi. Centrali appaiono le osservazioni relative a Roma e Napoli, ma sono numerose le città e contrade italiane che vengono fotografate con un occhio attento, consapevole, socialmente impegnato; ne scaturisce un ritratto complessivo del Paese, di rilevante pregnanza culturale e visiva.
La terza sezione, dal titolo Viaggio in Thailandia, comprende le immagini riprese da Zavattini a Bangkok e nella provincia di Phetchaburi, all'estremità nord della penisola malese, in particolare lungo l'omonimo fiume e i suoi canali, nel 1956, nei ritagli di tempo lasciati dalle riprese del film La diga sul Pacifico di René Clément, tratto dal romanzo di Marguerite Duras, uscito nel 1957. Film girato con un largo coinvolgimento della produzione italiana (De Laurentis, Cinecittà) e con l'impiego di operatori e fotografi italiani (Otello Martelli, Goffredo Bellisario, oltre lo stesso Zavattini, che partecipò come assistente operatore). Le fotografie documentano aspetti contrastanti della vita del Paese, con una doppia focalizzazione sulla dimensione urbana della già degradata e difficile capitale, con ampi riferimenti alla commistione tra tradizione e mutamento e tra cultura thai e culture cinesi, e sulla dimensione rurale delle campagne e dei villaggi posti a sud-ovest di Bangkok. Si tratta di immagini rare, di particolare acutezza antropologica, che si pongono tra le prime realizzate da un Italiano nel Paese dell'estremo Oriente, durante l'immediata transizione post-coloniale che attraversava l'intera area indocinese.
La quarta sezione, dal titolo Viaggio a Cuba, mostra le immagini fatte nel 1960 nell'isola, poco dopo la rivoluzione castrista, a margine delle riprese del film Historias de la revolución di Tomás Gutierréz Alea, cui gli Italiani, e in particolare Martelli (direttore della fotografia di due dei tre episodi di cui il film si componeva) e Zavattini (operatore alla macchina negli stessi episodi), partecipavano a sostegno della nascente cinematografia, priva di mezzi e di esperienze. Sono realizzate soprattutto a La Habana e sul set del film, posto in una località impervia della Sierra Maestra. In quell'occasione lì giunse, in visita cordiale, Ernesto "Che" Guevara, che allora ricopriva importanti incarichi nell'attività di governo politico e sociale di Cuba e si apprestava a divenirne Ministro dell'Industria e dell'Economia. Il suo sopralluogo è documentato nelle immagini, coeve rispetto a quelle più conosciute di Alberto Díaz Gutiérrez, noto come Alberto Korda, e non meno efficaci di quelle, comprese nella sezione seguente, che chiudono la mostra (l'ultima di tali immagini, di Martelli, ritrae proprio Guevara e Zavattini che discutono assieme di macchine fotografiche).
La quinta sezione, dal titolo Backstage, raccoglie le immagini create in tempi diversi lungo l'arco del decennio, in alcuni dei set cui Zavattini partecipò, a volte a lato e a margine dell'intensa attività culturale paterna, da quello di Paul Strand a Luzara, in Emilia, per la realizzazione della nota inchiesta che trovò esito editoriale nel libro Un paese, a quello di Federico Fellini per La dolce vita, a Bassano di Sutri, nel Lazio, a quello, appunto, di Historias de la revolución, sulla Sierra cubana. Molte di queste fotografie raffigurano, con ironia e divertita partecipazione, personaggi quali Fellini, Marcello Mastroianni, Sofia Loren, colti per lo più nei momenti di pausa durante le riprese cinematografiche o fotografiche, ma tutte, nel loro complesso, documentano comunque un contesto culturale irripetibile, una funzione e un ruolo della cultura italiana attenuato negli anni seguenti.