Menu
×

Notice

There was a problem rendering your image gallery. Please make sure that the folder you are using in the Simple Image Gallery Pro plugin tags exists and contains valid image files. The plugin could not locate the folder: media/k2/galleries/824
Ti trovi qui:Attività»Eventi»#LACULTURANONSIFERMA. Narrazioni da "Italia dalle molte culture" - I Gurdwara dell’Agro Pontino. Rosa Anna Di Lella e Bianka Myftari
Gurdwara di San Vito, 2020. (Ph. Roberto Galasso, © ICPi) Gurdwara di San Vito, 2020. (Ph. Roberto Galasso, © ICPi)

#LACULTURANONSIFERMA. Narrazioni da "Italia dalle molte culture" - I Gurdwara dell’Agro Pontino. Rosa Anna Di Lella e Bianka Myftari

  • Appunti dalla ricerca su “Architetture informali, socialità e costruzione di un senso di comunità intorno alla rete dei gurdwara” di Rosa Anna Di Lella

  • La narrazione di oggi ci porta nel Lazio meridionale, in Provincia di Latina, un territorio che ha visto negli ultimi decenni una trasformazione del paesaggio antropico avvenuta grazie alla presenza crescente di una “comunità di diaspora” indiana, proveniente prevalentemente dal Punjabi, che dagli anni Ottanta e attraverso diverse fasi migratorie ha iniziato a vivere in questo territorio – il cosiddetto Agro Pontino – già denso di stratificazioni sociali e culturali legate a precedenti migrazioni interne.

  • I materiali che qui condividiamo, e che continueremo a condividere nelle prossime settimane, costituiscono una prima restituzione di una ricerca avviata nell’aprile 2019 e tutt’ora in corso: riflessioni, stralci da diari di campo, frammenti di reportage fotografici e documentazione audiovisiva che ci permettono di entrare in un contesto territoriale attraverso racconti e materiali grezzi, non definitivi, seguendo uno sguardo che si sta costruendo.

  • Il principale tema che la ricerca sta indagando è il ruolo che i diversi gurdwara (tempio, letteralmente “porta del guru” in punjabi) stanno assumendo - nel territorio in esame - nella costruzione di relazioni sociali, nella trasmissione di pratiche culturali e nella creazione di vincoli di solidarietà comunitaria, attraverso l’analisi dell’organizzazione di momenti festivi e di riunione collettiva, delle modalità di trasformazione di spazi riqualificati in luoghi di culto e dell’organizzazione di un sistema di cooperazione e partecipazione comunitaria che comprende diversi comuni nella provincia di Latina, da Aprilia a Formia. Partiamo però da qualche dato sulla “comunità sikh” in Italia.

  •  H2A2103
  •  H2A2106
  •   Borgo Hermada e San Vito, 2019 (Ph. Roberto Galasso, © ICPi)

     1. Qualche numero sulla migrazione degli indiani sikh in Italia: il Lazio

  • Nell’International Migrant Stock del 2019, il report delle Nazioni Unite che stima i flussi delle migrazioni contemporanee, troviamo il seguente dato: la diaspora indiana nel 2019 ha raggiunto il numero di 17.5 milioni di persone, rendendo così l’India il paese maggiormente interessato dal fenomeno della migrazione internazionale. Secondo i dati del Ministry of External Affaire dell’India, sono più di 31 milioni gli Indiani che vivono all’esterno come NRI (Indiani non residenti) e PIO (Persone di origine indiana). Come scrive Vanessa Azzeruoli (2014) nell’analizzare le catene migratorie dall’India, l'immigrazione indiana si concentra in Lombardia, cui seguono Emilia Romagna, Veneto, e Lazio (dati ISTAT 2011).

 H2A2114

  •  Z5A0676
  • San Vito, 2019 (Ph. Roberto Galasso, © ICPi)

     È difficile stimare quante di queste persone provengano dal Punjab, ma è possibile fare delle stime, come possiamo leggere nel report di In Migrazione: “Sono più di 20.000 ogni anno i giovani della regione del Punjab indiano che migrano verso l’Europa, e l’Italia è una delle mete principali”. Attualmente, nel Lazio sono circa 12.000 gli indiani provenienti dal Punjab (stima CGIL).

  • Come scrive K. Lum (2012a), il Italia risiede la seconda più grande comunità di Indiani in Europa, che dal punto di vista occupazionale è impiegata in diversi settori: circa 10,000 indiani lavorano in Italina nell’agricoltura, soprattutto nell’Italia centrale, mentre nell’Italia del nord i settori prevalenti sono quelli nell’allevamento e nell’industria casearia (Lum 2012a, 2012b).

  • Non c’è modo qui di affrontare le complesse e diversificate motivazioni alla base del progetto migratorio che toccano questioni di natura economica e politica e che rimandano alla storia dell’India, alle ferite lasciate dal colonialismo e a quelle dei conflitti interni (Denti - Ferrari - Perocco 2005), né di tracciare nel dettaglio le fasi migratorie e le complesse reti transnazionali ad esse collegate (Azzeruoli 2014).

  • È importante però sottolineare, come suggerisce anche la ricerca condotta in questo anno, che si tratta di una migrazione principalmente maschile caratterizzata da ricongiungimenti familiari che avvengono una volta raggiunte forme di stabilizzazione del percorso migratorio, con trasformazioni in atto negli ultimi anni a seguito della crisi economica del 2008.

 H2A2138

 H2A2127

 Pontinia, 2019 (Ph. Roberto Galasso, © ICPi)

 2. I Gurdwara 

  • “Per noi il tempio è semplicemente una casa, e senza il tempio non possiamo rispettare i principi fondamentali della nostra religione. Noi il tempio lo chiamiamo Gurudwara, “Guru” vuol dire Dio, e “dwara” casa, la casa del Dio. Ogni fine settimana tutti vengono al tempio per pregare, per condividere e per fare qualcosa per gli altri. (…) Abbiamo creato un’associazione culturale, religiosa e sportiva. La mia idea di fondo era quello di fare qualcosa per i ragazzi, soprattutto per i più piccoli che dimenticano la nostra cultura, i nostri costumi e insegnamenti sikh. Per la nostra religione è molto importante gli insegnamenti dei nostri Guru, per esempio l’insegnamento dell’uguaglianza tra uomini e donne. Per esempio nel langar la parità e fondamentale, per mangiare ci si siede per terra come segno di uguaglianza, tutti insieme senza nessun segno di distinzione. La tradizione del langar fu introdotta da Guru Nanak, il fondatore del sikhismo. L’idea di fondo era quello di abolire qualsiasi forma di divisione come quello delle caste, e di sostenere il principio di parità tra tutti i popoli del mondo, indipendentemente dalla religione, stato sociale, colore, sesso, età. (…) L’idea mia nasce propria da questa tradizione di uguaglianza e condivisione. Volevamo offrire ai ragazzi un luogo per giocare e passare il tempo. Ho notato che in Italia si devono spendere i soldi per poter accedere ai campi di sport. Invece in India i campi di calcio per esempio, sono aperti a tutti e senza pagamento. Lì non giocano undici contro undici, ma possono essere anche cinquanta contro cinquanta, sono partite di amicizia e possono giocare tutti. In questo modo si crea un clima di amicizia e un legame forte. La stessa cosa volevamo fare qua, anche perché molte famiglie non c’è l’ha fanno a pagare e a mandare i loro figli per divertirsi. Quindi abbiamo pensato di prendere in affitto un luogo dove i ragazzi sia indiani che italiani possono giocare insieme. Sono convinto che realizzeremo anche questo progetto. (…) Posso dire che da quando abbiamo aperto nel 2015 qui il tempo di Borgo Hermada, è diventato un tempio storico da dove sono partite tante altre cose, abbiamo affrontato molte problematiche come quello dello sfruttamento, senza il tempio tutto ciò non era possibile. Qui organizziamo anche l’esame della lingua che serve per prendere il permesso di soggiorno, oltre che classi per imparare la lingua italiana”.

  • È cosi che Gurmukh Sinhg ci racconta cosa è per lui il tempio, rimarcando diversi aspetti che anche le ricerche mettono in evidenza: il luogo di culto come punto centrale nella costruzione di un senso di comunità e di appartenenza, nel rinnovare legami con il paese di origine, nel sostenere e offrire accoglienza e servizi per le persone di recente migrazione (Gallo 2012). I templi sono espressione al contempo creano un nuovo modo di leggere il territorio, una nuova geografia dell’appartenenza (Vertovec, citato da: Gallo 2012).

 

  • Il tempio sono punti significativi sul territorio, esprimono leadership territoriali e gruppi di interesse articolati secondo un’organizzazione vasta che si attiva soprattutto nelle occasioni delle celebrazioni collettive, durante le quali tutte le comunità di riferimento dei diversi templi partecipano alla raccolta fondi e alla preparazione di cibi e bevande che vengono poi distribuiti ai partecipanti del singolo evento. Il calendario stesso delle celebrazioni che abbiamo seguito nel corso del 2019 è organizzato collegialmente dai referenti dei gurdwara del territorio, con una dislocazione nel tempo e nello spazio delle diversi appuntamenti che quindi coinvolgono a rotazione tutto il territorio. Allo stesso tempo sono luoghi del tempo libero, d’incontro e di socialità, ma anche di scambio di informazioni, luoghi da cui si organizzano rivendicazioni e manifestazioni contro il caporalato. Spazi del tempo di festa e del vivere quotidiano in cui dare forma alla trasmissione di saperi e modalità di percepire il mondo.

  • Da una semplice ricerca su Google Maps si può notare quanti siano i templi attualmente presenti sul territorio dell’Agro Pontino: Cisterna di Latina, San Vito, Terracina, Fondi, Pontinia, Sabaudia per la provincia di Latina e ancora Lavinio e Velletri nella provincia di Roma. Sono templi costruiti in zone rurali o nelle vicinanze dei centri abitati, accolti acquistando o affittando ex capannoni industriali o strutture agricole, riadattate e rimodellate secondo una organizzazione dello spazio che ha delle costanti: un ingresso con il parcheggio, uno spazio di confine tra esterno e interno dove lasciare le scarpe, lavarsi le mani e i piedi, un struttura principale per la preghiera dove sono presenti il Libro e l’alloggio del sacerdote, uno spazio cucina dove preparare i cibi e consumarli (langar). 

 

  • Dentro la ricerca: dal diario di campo. Visita ai templi sikh di Cisterna di Latina, Pontinia e Borgo Hermada di Bianka Myftari 

  • Sabato 3 agosto
  • In una calda giornata d’estate io e Rosa Anna siamo partite dalla stazione di Termini per arrivare a Latina dove ci aspettava Marianna. L’obbiettivo della ricerca e quello di osservare da vicino i templi Sikh, che tipo di architettura hanno, come funzionano e soprattutto il ruolo che svolge all’interno della comunità. Dopo che Marianna è venuta a prenderci, da lì a poco in un bar di Pontinia, ci ha raggiunto anche Gurmukh Singh, il nostro interlocutore privilegiato. Gurmukh è una figura di forte rilievo, rappresentante della comunità Sikh nel Lazio, uno dei fondatori del tempio di Borgo Hermada. 
    • Si occupa non solo della organizzazione del tempio e delle ricorrenze religiose, ma da anni si batte contro lo sfruttamento agricolo dei lavoratori sikh nell’Agro Pontino,tra Latina, Pontinia, Aprilia, Bella Farnia, Sabaudia, Borgo Hermada, San Felice al Circeo, Terracina e Fondi.
    • Ed è proprio lui insieme a Marco Omizzolo, ricercatore e responsabile scientifico della cooperativa In Migrazione, ad aver organizzato il primo sciopero della storia dei braccianti Sikh davanti alla prefettura di Latina nel aprile del 2016. Come racconta Gurmukh quel giorno ha segnato una piccola vittoria per i diritti dei braccianti, una situazione che conosce benissimo perché anche lui per 15 anni ha fatto il bracciante, prima di decidere di aprire un’attività commerciale nei pressi di Borgo Hermada. In qualsiasi avvenimento importante per la comunità, il tempio (chiamato gurdwara) svolge un ruolo fondamentale. Per i Sikh il tempio è il centro di tutto, per la comunità è vista come uno spazio multifunzionale, in cui pregare, stare insieme, cucinare, a volte diventa anche un luogo di svago soprattutto per i giovani.
    • Dopo il caffè al bar, tutti insieme ci dirigiamo verso un nuovo tempio situato nel centro abitato di Cisterna di Latina. La strada per arrivare è un po’ malconcia, Cisterna è un piccolo paese che sorge ai margini settentrionali dell’Agro Pontino, ed è un centro importante agricolo e industriale. Anche in questa piccola provincia di Latina la comunità Sikh nel corso dei anni è diventata più grande ed è nata la necessità di avere un tempio in cui riunirsi in preghiera.
    • Dopo aver attraversato le stradine che costeggiano i tanti campi coltivati, entriamo a Cisterna: è una zona residenziale fatta per lo più di villette, vediamo da lontano la bandiera arancione della che segnala il tempio sikh che sventola per testimoniare la propria presenza e offrire conforto e aiuto ad ogni persona che desidera recarsi.

01 ICDE-F BM 01-30

      • Cisterna di Latina, 2019 (Ph. Bianka Myftari, © ICPi)

      • Da subito si nota uno spazio grande, davanti a noi ci sono due edifici, uno grande che sarà il tempio, e l’altra più piccola che svolgerà la funzione di langar, la cucina comunitaria.  Ci dicono che recentemente sono stati acquistati grazie alle offerte della comunità Sikh, anche qua, come la maggioranza dei templi ha le tipiche dimensioni di un capannone, forse un ex-deposito auto o una officina.
      • All’interno l’ambiente è molto grande, ci sono alcuni volontari che a seconda delle proprie possibilità e abilità offrono il loro contributo per la costruzione del tempio. Alcuni dipingono, altri si occupano dell’elettricità. Il primo che ci da il benvenuto è il sacerdote del tempio. Insieme a Gurmukh ci fa strada e ci conduce verso le scale dove portano a delle piccole stanzette “adeguate” in base alle loro esigenze.

 

  • ICDE-F BM 01-6

      • Cisterna di Latina, 2019 (Ph. Bianka Myftari, © ICPi)

    • Una di quelle stanze svolge la funzione di un piccolo tempio provvisorio dove i credenti possono recarsi finché non sarà terminata la costruzione del tempio nuovo. L’ambiente e diviso in due parti da una tenda ed è coperto da tappeti. Nella prima stanza, sono seduti fedeli di diverse età, invece nella seconda stanza si trova il testo sacro, il Guru Granth Sahib Ji, collocato sopra un altare sormontato da un baldacchino. I fiori anche se finti sono elemento principale dell’arredamento intorno al testo sacro. Sul lato sinistro del baldacchino si intravede dietro la tenda un letto dedicato al “riposo” del libro. I fedeli si mettono in fila davanti al baldacchino per porgere i saluti e inchinandosi di fronte al Guru Granth Sahib. Durante l’inchino si può fare un’offerta in denaro nell’apposita cassetta, la quale andrà a finanziare il mantenimento del tempio. Dopo l’inchino i fedeli sempre in preghiera girano intorno al libro in maniera rispettosa, dopodiché si siedono per terra.
    • Appena ci siamo seduti un volontario si avvicina per offrirci il “Karah-Parshad”, budino di semolino preparato con burro, farina, zucchero e acqua. Il dolce rappresenta il corpo di Dio e per questo deve essere preso con tutte e due le mani come segno di rispetto.
    • Un fedele mi racconta che ogni fine settimana lui e la sua famiglia vengono al tempio non solo per pregare ma soprattutto per aiutare a preparare il langar, la cucina comunitaria. Il volontariato e il senso del dovere verso la comunità sono le colonne portanti della fede sikh.
    • Dopo aver parlato con alcune persone, quindi, lasciamo Cisterna e ci dirigiamo verso un altro Gurdwara che conosciamo bene, quello di Pontinia. L’esterno del tempio sembra un cortile scolastico, ci sono molti ragazzi e bambini che giocano. In quel momento si stavano svolgendo due funzioni religiose, la prima all’interno del tempio composta solo dagli uomini, e la seconda all’esterno del tempio composta maggiormente da donne. Tutti avevano in mano un libricino che conteneva la parola di Dio scritto.

     

  • ICDE-F BM 02-2

      • Pontinia, 2019 (Ph. Bianka Myftari, © ICPi)

    • Abbiamo poi incontrato un gruppo di giovani, tra cui Raman, una giovane ragazza, di seconda generazione, che conosce bene la tradizione sikh e vuole esserne depositaria.
    • Raman è estroversa, ha voglia di raccontarsi e di condividere con noi la sua esperienza all’interno della comunità. Nonostante la sua giovane età ha le idee chiare, nella sua famiglia è stata la prima ad essere battezzata, afferma che e stata una sua libera scelta, ed il fatto che è stata la prima nella sua famiglia a fare questo passo la rende orgogliosa.
    • Essere battezzati sikh  significa non solo portare avanti la propria tradizione ma allo stesso tempo comporta una serie di obblighi e rinunce. E considerata il segno totale della dedizione alla fede, che si accompagna con i segni fisici della fede e 5 K: portare il pugnale (Kirpan), non tagliare mai i capelli, portati sempre raccolti sotto il turbante, avere sempre con sé il pettine (Kangha), le brache lunghe (Kacha), e l’ultimo il quinto segno portare un braccialetto di ferro chiamato Kara, rappresenta il ricordo costante di Dio.
    • Raman racconta con entusiasmo che fa parte dei  Gatka, una disciplina marziale in cui un gruppo di fedeli, eseguono dimostrazioni con diverse armi come bastoni, cerchi, catene e spade, e commemorano in questo modo le figure dei guerrieri Sikh che combatterono contro il nemico. Questa disciplina venne insegnata nelle scuole Gatka, e spesso anche nei templi sikh, dove tutti possono partecipare, anche le donne, pur se si tratta di una disciplina precedentemente riservata solo ai uomini. Raman afferma che fare parte di questo gruppo non significa solo imparare a combattere ma ad essere uguali agli uomini, per far capire a tutte le donne che possono fare qualsiasi scelta di vita.

     

  • ICDE-F BM 02-64

      • Pontinia, 2019 (Ph. Bianka Myftari, © ICPi)

    • Dopo una breve intervista, Raman ci presenta sua madre, conosce solo la sua lingua punjabi. Ha un viso stanco,  segnato dalle fatiche del tempo, i suoi occhi scuri e profondi rispecchiano la sua anima gentile, ci sorride, sembra quasi imbarazzata di non saper parlare in italiano, anche se l’espressione del suo viso ci fa capire più delle parole. È arrivata in Italia tanti anni fa. Ci racconta di aver seguito il suo marito, era ancora giovane, ha fatto sempre la casalinga e purtroppo non si e mai inserita nel tessuto sociale italiano.  Ci invitano a mangiare nel langar.  Appena entriamo un volontario ci invita a prendere il piatto e il bicchiere per poi prendere posto con gli altri. L’idea di langar mi sembra davvero rivoluzionaria, tutti possono mangiare, senza distinzione di credo e classe sociale, ed ecco perché per la consumazione dei pasti ci si siede per terra come segno di uguaglianza.
    • Finito di mangiare portiamo i piatti nel lavandino dove un gruppo di donne aiutano a lavare i piatti  e sistemare la cucina, anche gli uomini non sono da meno, ci dicono che tutti devono contribuire ognuno con la propria capacità per il bene comune, e questa e la cosa più importante e più significativa della comunità sikh.

     

    • 4 agosto 2019
    • La nostra destinazione della giornata è il Gurdwara di Borgo Hermada. Per i fedeli la domenica è dedicata al tempio anche perché durante la settimana la maggior parte di loro  lavorano per i campi, spesso finendo sera tardi. Oggi vengono tutti al tempio dove insieme alle famiglie si riuniscono  per pregare e per stare insieme. Secondo la religione, almeno un giorno a settimana dovrebbe essere dedicata al Gurdwara, al volontariato e al servizio verso gli altri.
    • Borgo Hermada, frazione del comune di Terracina, è uno dei borghi sorti nell’Agro Pontino durante il periodo fascista. Il centro abitato si estende su una vasta area rurale. Il tempio sorge poco distante dal centro abitato, circondato da un ampio campo agricolo. L’edifico che ospita attualmente il tempio di Borgo Hermada era un ex- capannone agricolo, usato per svariate necessità, come del resto la maggioranza dei templi sikh in Italia si sono adottate a fabbricati già esistenti e con tutt’altre funzioni.
    • In questa calda mattinata stiamo per raggiungere il tempio, da lontano tra ampi campi di grano e terre coltivate si vede la bandiera arancione con il simbolo della fede sikh. Una volta arrivati togliamo le scarpe e li mettiamo sui scaffali sotto il gazebo che si trova sulla parte sinistra del entrata principale.

     

  • ICDE-F BM 03-201

      • Borgo Hermada, 2019 (Ph. Bianka Myftari, © ICPi)

    • Lo spazio è grande, si compone dal tempio che si trova sulla parte destra dell’entrata principale, dal langar, lo spazio che spesso si utilizza come luogo di svago dove giocano i bambini; in un angolo a sinistra di notano dei attrezzi di allenamento utilizzata dai ragazzi. 
    • Prima di entrare nel Gurdwara, il visitatore o un fedele deve lavarsi mani e piedi nel apposito vasca e lavandino che si trovano davanti all’entrata, per poi coprirsi il capo come segno di rispetto verso il Testo Sacro.  Per accogliere al meglio i fedeli prima delle preghiere, un gruppo di ragazzi stanno preparando una bevanda rinfrescante preparato secondo la tradizione del Punjab.
    • Anche se è ancora presto i fedeli cominciano ad arrivare, anche se è un luogo di culto al tempio si e creata una atmosfera famigliare, molti visitatori sono famiglie che insieme ai loro figli vengono a pregare.
    • È un luogo di incontro non solo sul aspetto religioso ma soprattutto su quello sociale.
    • Mi sposto in cucina per fare delle fotografie, i volontari chiamati sono alle riprese per la preparazione dei cibi tradizionali. Lo fanno per i principi della condivisione e fratellanza che sono molto sentiti all’interno della comunità sikh.
    • In cucina ci si aiuta a vicenda, non c’è una distinzione tra generi anche se le donne svolgono un ruolo importante nella preparazione dei pasti. Ho incontrato Jonny che stava preparando una ricetta tradizionale del suo villaggio d’origine, gli ingredienti principali sono carote, piselli, cipolla, alloro e varie spezie. Spiega che è una ricetta semplice, ma che li ricorda la sua infanzia, da piccolo aiutava sua madre nella preparazione dei pasti, lei è stata la sua più grande ispirazione.
    • In un altro tavolo un gruppo di donne sta preparando pane tradizionale indiano chiamato chapati, è parte fondamentale di ogni pasto perché accompagna qualsiasi ricetta.
    • Dall’altro angolo della cucina la maggior parte degli uomini lavano i piatti e le pentole, invece i bambini aiutano a servire il cibo ai fedeli. Tutto e ben organizzato, ognuno ha un compito preciso nella grande cucina comunitaria.
    • Il Gurudwara comincia a riempirsi di fedeli, in ordine tolgono le scarpe nel apposito posto, lavano mani e piedi per poi entrare nel tempio e porgere il saluto al Testo Sacro, il Guru Granth Sahib.
    • L’interno del tempio gremita di fedeli, sembra di essersi tuffati all’interno di un grande mosaico per la varietà dei abiti tradizionali e turbanti colorati. Sulla parte sinistra stanno le donne, su quella destra gli uomini, a metà della sala alcuni fedeli aspettano pazientemente il loro turno per il saluto al libro. È un giorno speciale, alcuni sacerdoti Jatha venuti dal India per cantare insieme ai fedeli. Sembra che l’uso del canto nelle celebrazioni religioso sia stato introdotto dal decimo Guru, il Guru Gobind Singh Ji. C’era bisogno di un particolare stile di canto che trasmettesse energia ai combattenti di guerra. Spesso i testi elogiano l’audacia e il coraggio dei guerrieri sikh.  Oggi i Jatha cantano inni sacri e raccontano la storia dei sikh alla congregazione.

     

  • ICDE-F BM 03-203-copia

        • Borgo Hermada, 2019 (Ph. Bianka Myftari, © ICPi)

    • Una volta finito la “messa” come lo chiamano loro, ci spostiamo verso langar per mangiare, prendiamo il piatto e il bicchiere di metallo per prendere posto con gli altri. Mangiamo seduti con le gambe incrociate. I più giovani offrono il cibo che viene servito caldo. Secondo la tradizione si mangia con le mani, però se serve vengono servite le posate. Il menu più servito è riso, salsa con verdure e il rinunciabile pane indiano. 
    • Tutti sono molto gentili e ci sorridono. Non è la prima volta che la nostra presenza risulti molto gradita all’interno del tempio, anche se al inizio della ricerca su i loro volti traspariva un  po’ di stupore e curiosità.   

         

     

  • * * * *     * * * *     * * * *      * * * *
  • Il gruppo della ricerca in corso nel territorio della provincia di Latina è costituito da Rosa Anna Di Lella (funzionario demoetnoantropologo dell’ICPi, coordinamento), Roberto Galasso (Fotografo del Servizio VI - DG Abap), Marianna Fratteralli (operatrice culturale, esperta in processi di mediazione), Bianka Myftari (antropologa culturale, impegnata nel 2019 in un tirocinio formativo all’ICPi nell’ambito del piano didattico della Scuola di Specializzazione in Benidemoetnoantropologici de “La Sapienza” Università di Roma)

     

    Fonti e approfondimenti

    Azzeruoli, V. (2014) Legami tra pianure. Gli intermediari nella migrazione panjabi indiana in Italia. Tesi di dottorato di ricerca in Scienze Sociali, Interazioni, Comunicazione, Costruzioni Culturali (ciclo XXVI), Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Filosofia, sociologia, pedagogia e psicologia applicata https://www.academia.edu/9688549/Tesi_di_dottorato_LEGAMI_TRA_PIANURE_Gli_intermediari_nella_migrazione_panjabi_indiana_in_Italia)

    Denti D., Ferrari M., Perocco F., 2005, I sikh, storia e immigrazione, Milano, Franco Angeli

    Gallo, E. (2012) Creating Gurdwaras, Narrating Histories: Perspectives on the Sikh Diaspora in Italy, in SAMAJ -South Asia Multidisciplinary Academic Journal, n. 6 (https://doi.org/10.4000/samaj.3431)

    International Migrant Sctock 2019, United Nations - Department of Economic and Social Affairs (https://www.un.org/en/development/desa/population/migration/data/estimates2/estimates19.asp)

    Lum, K. (2012a) Indian Diversities in Italy: Italian case study, in Technical Report, Migration Policy Centre, CARIM-India Research Report, 2012/02 (https://cadmus.eui.eu/handle/1814/20821)

    Lum, K. (2012b) The Quiet Indian Revolution in Italy´s Dairy Industry, in Technical Report, Migration Policy Centre, CARIM-India Research Report, 2012/08 (https://cadmus.eui.eu/handle/1814/23486)

    Omizzolo, M. (2019) Sotto padrone. Uomini, donne e caporali nell’agromafia italiana, Feltrinelli

    Punjab. Fotografia delle quotidiane difficoltà di una comunità migranteinvisibile. Anteprima dell’indagine sulle condizioni della comunità Sikh più grande d’Italia, in Provincia di Latina, a cura di In Migrazione, Società Cooperativa Sociale (https://www.inmigrazione.it/UserFiles/File/Documents/34_Punjab.pdf)

     


{gallery}824{/gallery}
Torna in alto
Orario ICPI
Dal lunedi al venerdi
9.00-17.00
Metro Linea B (EUR Fermi) Bus 30 Express, 170, 671, 703, 707, 714, 762, 765, 791
Amministrazione
trasparente

banner amm tra small

Servizio VI
Tutela del patrimonio
DEA e immateriale

logo ministero

Geoportale della
Cultura Alimentare
geoportale
Seguici su
facebook   twitter
Insta   youtube
logomucivexportsmall
amuseonazatp