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#LACULTURANONSIFERMA: LA NUOVA RUBRICA DI ETNOMUSICOLOGIA A CURA DI CLAUDIO RIZZONI (MiBACT)

#LACULTURANONSIFERMA: LA NUOVA RUBRICA DI ETNOMUSICOLOGIA A CURA DI CLAUDIO RIZZONI (MiBACT)

Con questo spazio di approfondimento sui riti per la Madonna dell’Arco si inaugura la nuova rubrica dedicata all’etnomusicologia, con la quale si intende mettere in valore i fenomeni etnomusicali come elementi pienamente appartenenti al patrimonio culturale immateriale. La rubrica proporrà documenti audiovisivi corredati da presentazioni a cura di studiosi ed esperti, nonché testi di approfondimento e bibliografie di riferimento relative ai temi trattati.

Fra i riti che si praticano nel periodo della Settimana Santa, quelli a cui è dedicato questo spazio presentano alcune singolarità, la più evidente delle quali è che il momento e la figura intorno a cui si articolano non sono il Cristo e la Pasqua, ma la Madonna e il Lunedì dell’Angelo. Non si tratta, dunque, di veri e propri riti della Settimana Santa, ma di pratiche dotate di una sostanziale autonomia che si sovrappongono a questi ultimi.

Quella della Madonna dell’Arco è una devozione mariana originatasi nel XV secolo e tuttora ampiamente diffusa a Napoli e nei paesi circostanti: i devoti alla Madonna dell’Arco – la cui icona è custodita nell’omonimo Santuario a Sant’Anastasia, paese situato alle pendici del Vesuvio, in provincia di Napoli – si recano in pellegrinaggio al Santuario per onorare la propria fede ogni Lunedì dell’Angelo. Fra loro, sono conosciuti con l’appellativo di “battenti” o “fujenti” coloro che, per voto, estendono la pratica devozionale a una complessa attività rituale collettiva che si svolge nel periodo compreso tra l’Epifania e la prima domenica successiva alla Pasqua, con una notevole intensificazione a partire dal Venerdì Santo. Facilmente riconoscibili grazie all’abito rituale bianco che li contraddistingue, i circa 30.000 battenti, appartenenti generalmente ai ceti sociali più modesti, sono organizzati in più di trecento associazioni sparse nel territorio della provincia di Napoli e della città stessa; il culto, le credenze e le pratiche su cui esso si fonda sono il risultato della stratificazione di diversi elementi (alcuni dei quali di probabile origine precristiana), elaborati nei secoli prima dai bassi ceti rurali dell’agro nolano e in seguito dal proletariato e dal sottoproletariato urbano, in parziale autonomia dalle prassi liturgiche: questa distanza si traduce tuttora in un rapporto tendenzialmente conflittuale tra le gerarchie ecclesiastiche locali e i battenti, che pretendono di gestire autonomamente attività rituali a volte incompatibili con norme e prassi post-conciliari.

Le associazioni dei battenti della Madonna dell’Arco sono espressione di comunità strettamente locali – seppur in ambito urbano – caratterizzate da forti vincoli sociali. L’affiliazione al culto e la conseguente frequentazione di un’associazione riflettono quasi sempre il coinvolgimento degli attori in relazioni sociali – attive soprattutto a livello locale, ovvero nei confini del quartiere – che si strutturano in reti familiari e di vicinato.

Tra le diverse pratiche devozionali che ogni associazione mette in atto, il video che proponiamo documenta il rito della funzione, così chiamato dai devoti perché assimilato a una funzione religiosa: esso consiste in un omaggio o saluto rituale effettuato dall’associazione all’indirizzo un’edicola contenente una statua o un dipinto della Madonna (o di un santo), posta in un luogo pubblico – una piazza o una strada – del quartiere di appartenenza dell’associazione. Il rito, che si svolge in presenza di un pubblico composto dai devoti residenti nel quartiere, prevede che la squadra (così è denominato il gruppo di battenti) metta in atto il saluto all’icona attraverso l’esecuzione di specifici atti coreutici che rispondono a codici e convenzioni sviluppatisi nell’ambito del culto: l’azione coreutica, che prevede il movimento con passo coordinato di gruppi di battenti e il vero e proprio saluto – effettuato facendo oscillare pesanti labari detti “bandiere” e imprimendo un movimento ondulatorio a una macchina a spalla, il tosello – è scandita dalla pulsazione regolare fornita dalla musica suonata da una piccola banda di strumenti a fiato e percussioni (la divisione musicale), che accompagna la cerimonia per la sua intera durata. La centralità delle pratiche musicali nel dispositivo rituale, già evidente nel ruolo di sostegno funzionale all’azione rituale che svolgono i brani suonati dalle divisioni musicali, non è peraltro limitata a questo aspetto: la fase apicale della funzione è infatti caratterizzata dall’esecuzione di canti monodici, tra cui un richiamo di questua (voce) di tradizione orale, a cui i battenti attribuiscono la valenza di un atto attraverso il quale esprimere e trasmettere ai devoti e alla Madonna il turbamento emozionale che connota (o che dovrebbe connotare, secondo gli orientamenti e le aspettative dei battenti) l’esperienza religiosa; gli stessi brani suonati dalle divisioni musicali, poi, non rispondono a una logica puramente funzionale, né meramente estetica, ma anche ad associazioni di carattere simbolico tra la musica e le azioni rituali eseguite.

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Proprio questo tipo di associazioni costituisce uno degli elementi sui quali gli attori possono intervenire per adattare il sistema di “costruzione di significati”, che prende forma attraverso la messa in atto del rito, a istanze specifiche, manipolandolo e integrandolo con altri elementi della cultura storicamente dati. La capacità del rito di costruirsi attraverso continue stratificazioni di elementi che rafforzano il rito stesso – attraverso riferimenti a domini simbolici anche estranei a quello propriamente devozionale – è particolarmente evidente se si prende in considerazione, accanto alla presenza di sequenze che prevedono l’esecuzione di inni religiosi comunemente utilizzati per accompagnare le processioni in Italia, quella che caratterizza l’ultima fase del rito, in cui il saluto all’icona della Madonna viene ripetuto, accompagnato questa volta da una versione strumentale de La leggenda del Piave.

Come è noto, il brano è uno fra quelli più eseguiti nel corso di cerimonie istituzionali, in particolare per accompagnare parate militari; ed è proprio quello della parata un modello che, seppur non riconosciuto esplicitamente dagli attori locali, appare avere evidenti influenze sull’azione coreutica messa in atto in questa fase, durante la quale sembrano accentuarsi nel rito i caratteri di un dispositivo funzionale alla auto-rappresentazione della squadra – e per metonimia dell’intera comunità di vicinato – come gruppo coeso, dotato di articolazioni e gerarchie, in grado di esprimere un proprio apparato cerimoniale che in piccolo riproduce i simboli del potere dello Stato.

Alcuni degli elementi che caratterizzano i riti per la Madonna dell’Arco li ritroviamo di frequente in Italia e in area euro-mediterranea. La performance coreutica con la presenza di labari e crocifissi ricorre spesso in ambito processionale (ad esempio in alcune processioni liguri è tuttora diffuso l’uso di far “ballare” i crocifissi); il trasporto di macchine a spalla nell’ambito di feste e processioni è poi talmente diffuso da costituire un elemento altamente caratterizzante dell’intero ambito festivo-rituale italiano. La peculiarità dei riti qui descritti sta piuttosto nel loro carattere proliferante e decentrato che li rende più difficilmente controllabili dalle istituzioni civili e religiose, e più facilmente “risignificabili” dalle comunità che li praticano; un elemento, quest’ultimo, che contribuisce fortemente al mantenimento del capitale simbolico ad esse associato.

Nel video allegato: funzione di Pasqua davanti alla casa di una devota, Ponticelli, 31-3-2013.

Bibliografia

De Matteis, Stefano

2011     La Madonna degli esclusi, M. D’Auria, Napoli.

De Simone, Roberto

2010     Son sei sorelle: rituali e canti della tradizione in Campania, 7 CDs included, Squilibri, Roma [1st ed. 1979].

De Simone, Roberto and Mimmo Jodice

1974     Chi è devoto: feste popolari in Campania, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli.

De Simone, Roberto, Annabella Rossi and Marialba Russo

1974     Immagini della Madonna dell’Arco, De Luca Editore, Roma.

Rizzoni, Claudio

2017a“Tradition and Refraiming Processes in the Madonna dell’Arco Rituals in Naples”, in Francesco Giannattasio and Giovanni Giuriati (eds.), Perspectives on a 21st Century Comparative Musicology: Ethnomusicology or Transcultural Musicology?, Nota, Udine: 158-175.

2017b“From the Piazza to the Screen. Observations on the Spread of YouTube and its Use among the Madonna dell’Arco Battenti in Naples”, Philomusica on-line, Nota, XVI, 1: 199-223.

 

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