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IRPINIA 1980. EVOCARE IL TERREMOTO, RIPENSARE I DISASTRI Una pubblicazione e una mostra fotografica a quarant’anni dal sisma di Campania e Basilicata

IRPINIA 1980. EVOCARE IL TERREMOTO, RIPENSARE I DISASTRI Una pubblicazione e una mostra fotografica a quarant’anni dal sisma di Campania e Basilicata

 

Il 23 novembre del 1980 una violenta scossa tellurica devastò l’area dell’Appennino campano-lucano causando circa 280.000 sfollati, 8.848 feriti e 2.914 morti. Quel terremoto trasformò irrimediabilmente decine e decine di paesi e comunità che, custodi di un patrimonio culturale inestimabile per lo più sepolto dalle macerie, da quarant’anni fanno i conti con i ritardi dei soccorsi e gli scandali della ricostruzione. In occasione di un anniversario così significativo, l’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale del MiBACT dedica all’Irpinia il secondo numero della collana Visioni d’Archivio, un volume fotografico che restituisce alla comunità antropologica e alle comunità terremotate una serie di scatti inediti realizzati nei paesi del cratere nel 1981 da Luciano Blasco, Patrizia Ciambelli e Paolo Revelli Beaumont, custoditi nell’Archivio Fotografico Moderno dell’ICPI.

Curato da Irene Falconieri, Fabio Fichera e Simone Valitutto, Irpinia 1980. Evocare il terremoto, ripensare i disastri (Effigi, 2020), con la supervisione tecnica di Massimo Cutrupi (photo editor della collana), è il risultato di una selezione del nutrito fondo fotografico dell’ICPI, frutto di due diverse campagne di raccolta sul campo condotte nel post-terremoto. L’anno dopo la scossa, i fotografi del Museo di Arti e Tradizioni popolari documentarono con i loro scatti cosa restava di quei paesi, delle feste, delle comunità e dei patrimoni che avevano conosciuto prima che tutto crollasse e che consegnano alla memoria con preziose testimonianze fotografiche sui quei giorni difficili trascorsi tra le macerie del “terremoto dei poveri”. Il corpus fotografico, raccolto in diversi paesi delle province di Avellino, Salerno e Potenza (Avellino, Calabritto, Castelfranci, Sant’Andrea di Conza, Sant’Angelo dei Lombardi, Senerchia, Serino, Teora, Avigliano, Balvano, Bella, Savoia di Lucania, Ruoti, Colliano, Laviano, Oliveto Citra, San Gregorio Magno, Santomenna, Valva) è stato suddiviso in argomenti utili per approfondire i temi dell’antropologia dei disastri e analizzare le conseguenze socio-culturali dell’evento catastrofico: dieci oggetti tematici che, da angolature molteplici, distinte ma inevitabilmente interconnesse, raccontano il terremoto con le sue conseguenze ancora oggi visibili sui territori e sulle popolazioni non solo nell’Irpinia di quarant’anni fa ma nell’Italia contemporanea. Ciascuna sezione è stata poi oggetto di riflessione per antropologi culturali, sociologi, storici, archeologi, artisti che, provenienti da quei territori o dai campi di ricerca di altre catastrofi nazionali e internazionali, hanno raccontato le immagini in brevi note dal forte impatto emotivo. I temi e gli autori: Lutto (Canio Loguercio), Oggetti e intimità (Irene Falconieri), Zone rosse e abbandoni (Fabio Carnelli, Silvia Pitzalis), Abitare l’emergenza (Gabriele I. Moscaritolo, Sara Zizzari), Macerie, rovine e patrimoni (Valentina Soviero), Riti e percorsi dell’emergenza (Giovanni Gugg), Carnevale e rigenerazioni di comunità (Alessandra Broccolini, Simone Valitutto), Le fabbriche del consenso (Stefano Ventura), Spopolamenti: opacità dischiuse nei crinali del tempo (Marina Berardi), Generazione scossa (Marina Brancato, Rita Ciccaglione, M. Carolina Vesce).

A corredo di questo lavoro intellettuale di messa in dialogo di immagini, saperi ed emozioni, le introduzioni di Leandro Ventura, Direttore dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale, e di Antonia Pasqua Recchia, già Segretario Generale del MiBACT, la prefazione dell’antropologo Francesco Faeta sull’Irpinia “del giorno prima” quale metafora dell’impegno politico dell’antropologia italiana e delle ricerche di comunità nell’area prima del 1980, la postfazione dell’antropologa Mara Benadusi sull’Italia “del giorno dopo” che riorganizza la gestione dei disastri e ne approfondisce scientificamente cause ed effetti.

La pubblicazione del volume è solo la prima azione di un percorso di restituzione del materiale fotografico e di dialogo con le comunità custodi dei patrimoni stravolti dal terremoto del 1980 che si svilupperà nei prossimi mesi coinvolgendo istituzioni nazionali e locali, università, associazioni, musei e prenderà il via il 20 novembre con l’inaugurazione dell’anteprima della mostra fotografica "Isteresi. Quarantanni dal terremoto Irpino" a cura dell’ICPI in sinergia con la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Salerno e Avellino al Complesso monumentale Ex Carcere Borbonico di Avellino.

Nella primavera del 2021, a conclusione di queste attività, sarà organizzato un convegno con l'obiettivo di mettere in dialogo le conoscenze teoriche e applicative dell'antropologia nel tema delle catastrofi con le politiche nazionali di governance dell'emergenza.

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