Menu
Ti trovi qui:Attività»Eventi»#LACULTURANONSIFERMA. #VISIONIDAITERRITORI. Le feste del fuoco: il Cavallo di Fuoco di Ripatransone (AP)
Il Cavallo di Fuoco (ph. Comune di Ripatransone) Il Cavallo di Fuoco (ph. Comune di Ripatransone)

#LACULTURANONSIFERMA. #VISIONIDAITERRITORI. Le feste del fuoco: il Cavallo di Fuoco di Ripatransone (AP)

Molto spesso nelle occasioni festive elementi naturali trasformano e arricchiscono il paesaggio: sono spesso icone connesse a cicli produttivi, a cicli dell’anno e/o a particolari forme devozionali, che vengono ricreate per l’occasione, fra queste il fuoco. Il simbolo oggi visibile, che sia fuoco o altro, è il prodotto di nessi stratificati e densi, esito di trasformazioni storiche, visibili nelle sintesi creative delle espressioni artistiche e artigianali, che ri-disegnano anno dopo anno i paesaggi locali grazie a “portatori” patrimoniali. Il fuoco come elemento e simbolo di processi rituali diffusi su tutto il territorio nazionale potrebbe essere denominatore comune di potenziali reti. Tali tratti culturali im-materiali qualificati anche per modalità di trasmissione, che rimandano all’oralità e al rapporto diretto fra le generazioni e al rispetto delle diversità culturali sono meritevoli di attenzione, necessitano di prime forme di inventariazione, azioni di salvaguardia e di particolari forme di tutela.

Tra le tante feste del fuoco diffuse nel territorio nazionale oggi approfondiamo quella del cavallo di fuoco di Ripatransone, che si sarebbe dovuta celebrare in data odierna, nell'Ottava di Pasqua. 

Dal 1682 a Ripatransone (AP) prende vita una fra le manifestazioni folkloristiche più antiche e singolari d'Italia, il Cavallo di Fuoco. In ricordo di quanto successe, per la prima volta, il 10 maggio di quell'anno, i Ripani si ritrovano tutti gli anni nella sera dell’Ottava di Pasqua, a rievocare un evento che è molto più di un semplice fuoco d’artificio.

L'episodio si lega indissolubilmente alla profonda devozione dei Ripani nei confronti del Simulacro della Madonna di San Giovanni, realizzato a Recanati da Sebastiano Sebastiani e giunto in Città la Domenica in Albis del 1620. La venerazione nei confronti dell’immagine spinse i fedeli a richiederne l'incoronazione al Capitolo di San Pietro, ottenuta il 30 giugno 1681 e celebrata solennemente proprio il 10 maggio dell’anno successivo.

“Poscia (dopo la processione e i fuochi) il maestro che lavorò i fuochi, che fu chiamato da Atri, cavalcò un cavallo, che era tutto ripieno di fuochi artificiali con il quale girò più volte la piazza buttando sempre raggi ed altre bizzarrie composte di bitume ed altre simili materie incendiarie. Pareva giusto un Plutone quando sopra un cavallo di fuoco uscì dal monte Vesuvio a rapire la figlia di Cerere”.
Il Marchese Filippo Bruti Liberati in un suo scritto descrisse così l'evento che cambiò definitivamente la storia della Città divenendone nei secoli il suo emblema.
L’abile fuochista chiamato per i festeggiamenti, dopo aver concluso il suo lavoro, con tutto ciò che gli rimaneva, improvvisò uno spettacolo in sella al suo cavallo; la gente radunata in piazza gradì a tal punto che seguì un lungo ed intenso applauso che accompagnò l’uscita dal paese di questo anonimo fuochista. Ciò che accadde entusiasmò molto i Ripani al punto da spingere alcuni cittadini, memori del fatto, a rievocare l'accaduto fin dall'anno successivo. Nei secoli, quella che in origine era una figura equina vivente fu sostituita dapprima da sagome portate a spalla da forzuti cittadini, poi da riproduzioni a grandezza naturale in legno (e attualmente in ferro) a traino.

La manifestazione viene oggi curata dalla Confraternita della Madonna di San Giovanni che ha in carico l'organizzazione dei festeggiamenti dell'Ottava di Pasqua, perpetuando la memoria dell’arrivo del simulacro di cui nel 2020 sarebbe stato celebrato il 400° Anniversario. Il Cavallo di Fuoco è stato insignito nel 2011 del riconoscimento di Patrimonio d’Italia per la Tradizione; è motivo di richiamo per migliaia di spettatori e rappresenta per tutti i Ripani, residenti ed emigrati, il simbolo concreto dell’immutabilità delle tradizioni.

Presentazione a cura della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche

 

 

Torna in alto
Orario ICPI
Dal lunedi al venerdi
9.00-17.00
Metro Linea B (EUR Fermi) Bus 30 Express, 170, 671, 703, 707, 714, 762, 765, 791
Amministrazione
trasparente

banner amm tra small

Servizio VI
Tutela del patrimonio
DEA e immateriale

logo ministero

Geoportale della
Cultura Alimentare
geoportale
Seguici su
facebook   twitter
Insta   youtube
logomucivexportsmall
amuseonazatp