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muro a secco muro a secco

Visioni dai territori: PROGETTO CLIC - Riuso e rigenerazione dei paesaggi culturali terrazzati in abbandono attraverso modelli di economia circolare a cura della Città di Salerno, ICPI e SABAP di Salerno e Avellino

Il progetto europeo di ricerca e innovazione Horizon 2020 CLIC “Circular models Leveraging Investments in Cultural heritage adaptive reuse” (www.clicproject.eu) ha come obiettivo lo sviluppo di nuovi modelli valutativi, gestionali, di governance, finanziamento e gestione per il riuso adattivo e la rigenerazione del patrimonio e paesaggio culturale, nella prospettiva dell’economia circolare e dell’applicazione del modello di città/territorio circolare (circular city).

CLIC implementa operativamente la Raccomandazione UNESCO sul Paesaggio Storico Urbano sviluppando strumenti innovativi di coinvolgimento delle comunità, strumenti di conoscenza e pianificazione, legislativi e finanziari per il riuso adattivo e la rigenerazione del patrimonio e paesaggio culturale in abbandono e sottoutilizzo, all’interno di città e territori in costante e dinamica evoluzione.

La ricerca scientifica e l’innovazione del progetto CLIC sono orientate, oltre al riuso adattivo del patrimonio culturale urbano in disuso, anche al recupero dei paesaggi culturali in abbandono. Tra questi, i paesaggi terrazzati hanno un ruolo fondamentale poiché sono rappresentativi delle sfide, così come delle opportunità, della rigenerazione e valorizzazione del paesaggio, parte integrante dell’identità personale e collettiva e specchio delle condizioni ambientali, e dunque elemento chiave per la salute e il benessere delle comunità.

Nell’ambito del progetto CLIC sono stati sviluppati studi su modelli “circolari” rigenerativi per il recupero dei paesaggi culturali terrazzati, ed è in corso la raccolta e catalogazione di “buone pratiche”, alcune delle quali già pubblicate sulla piattaforma dedicata del progetto (www.clicplatform.eu).

Nell’area di Salerno, città partner del progetto CLIC, la Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio di Salerno e Avellino è coinvolta nel progetto CLIC con il contributo specifico del “Settore demoetnoantropologico e Immateriale” e dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale – Mibact, con riferimento in particolare al recupero delle tecniche tradizionali di costruzione in pietra a secco, incluse nella lista del Patrimonio Mondiale Immateriale UNESCO.

Di seguito un approfondimento sul lavoro in corso che vede coinvolta l’area della Costiera Amalfitana, sito UNESCO dal 1997 in funzione dell’unicità del suo paesaggio culturale.

Il paesaggio terrazzato della Costiera Amalfitana tra bellezza e abbandono

I paesaggi terrazzati sono una particolare tipologia di paesaggio culturale, “risultato della storica interrelazione tra uomo e natura”, anche definiti come ‘paesaggi rurali storici’ per la loro vocazione produttiva. Paesaggi terrazzati sono presenti in ogni continente con una varietà di tecniche e materiali costruttivi: dall’appennino e arco alpino italiano, alla Francia, Spagna, al Perù, alla Cina, all’Africa… i sistemi

terrazzati hanno contribuito da sempre alla sopravvivenza delle popolazioni locali insediate sui versanti, permettendo la coltivazione di terreni altrimenti inaccessibili. Diversi di questi paesaggi sono già inseriti nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO. Tra questi, la Costiera Amalfitana è uno dei più suggestivi, con i suoi terrazzamenti incastonati sui versanti costieri, che creano scorci panoramici indimenticabili.

Il valore sociale “complesso” dei paesaggi terrazzati

La bellezza dei paesaggi terrazzati deriva dalla spettacolarità dell’opera secolare dell’uomo completamente integrata con quella della natura, marcando le linee ideali di livello dei versanti con i caratteristici muri in pietra a secco, attraverso pendenze che fanno spesso parlare di agricoltura ‘eroica’. Le comunità insediate in questi luoghi hanno valorizzato le risorse più semplici, ma essenziali per la vita in territori impervi: terra, pietra, acqua, sole. Attraverso un uso sapiente di materia ed energia della natura, generazioni di abitanti con capacità di artigiani e coltivatori hanno costruito e mantenuto in vita un complesso sistema territoriale e relazionale, che si regge non solo sulla produzione agricola – molto spesso ad uso esclusivamente personale e familiare – ma soprattutto su un ‘patto’ di mutuo supporto e collaborazione che vede coinvolta l’intera popolazione residente per la ‘cura’ di un’opera imponente e corale come il paesaggio. Si tratta di un sistema di cura e manutenzione continua del dettaglio: della porzione di muro franata, della pulizia del bosco, degli alvei di fiumi e torrenti, regimentazione e raccolta delle acque piovane attraverso canali e cisterne che diventano sistema ‘linfatico’ del territorio. Attenzione e osservazione quotidiana di ognuno, occhio vigile dell’abitante che individua un dissesto e lo ripara chiamando a raccolta i vicini, nell’interesse di tutti.

Questo sistema di relazioni e conoscenze espresso in maniera tangibile nei paesaggi terrazzati si trova oggi ad alto rischio di scomparsa irreversibile, a causa dell’abbandono progressivo delle attività agricole e di manutenzione del territorio tradizionali a favore di attività economiche “indifferenti” alla cura del paesaggio, della salute dell’uomo e degli ecosistemi, come il turismo di massa e l’agricoltura industriale. Anche per questa ragione, nel 2018 l’UNESCO ha incluso “l’arte della costruzione in pietra a secco” nella lista del Patrimonio Mondiale immateriale, promuovendo il recupero delle conoscenze artigiane capaci di usare sapientemente la pietra locale per costruire muri e manufatti con un orizzonte di vita almeno centenario.

Il muro in pietra a secco

La funzione primaria dei terrazzamenti è quella agricola, ma i sistemi terrazzati contribuiscono a stabilizzare i terreni in pendenza e quindi alla difesa dal dissesto idrogeologico. La costruzione in pietra a secco permette alle acque meteoriche di filtrare attraverso il terreno e la pietra, rallentando la velocità di scorrimento superficiale delle acque e mantenendo la giusta umidità nei terreni, migliorandone la fertilità. Al contrario delle strutture murarie in calcestruzzo armato, erroneamente utilizzate per ripristinare i muri dissestati, la costruzione in pietra a secco evita che l’acqua venga ‘bloccata’ dietro il muro causando forti pressioni sulle superfici murarie e quindi provocando frane e dissesti periodici. Inoltre, i muri in pietra a secco rappresentano un habitat ideale per specie animali e vegetali e contribuiscono alla biodiversità dei paesaggi in cui sono inseriti. Infine, i muri e le altre costruzioni in pietra a secco sono un patrimonio di energia, “incorporata” nei manufatti stessi come risultato di un processo di estrazione, trasporto, lavorazione e messa in opera di materiali che dal punto di vista ambientale assume un valore spesso sottostimato. Confrontato con un nuovo manufatto in calcestruzzo armato, il muro in pietra a secco presenta vantaggi ambientali durante l’intero ciclo di vita, permettendo di risparmiare energia ed evitare inutili emissioni di gas climalteranti, oltre ad essere estremamente più longevo se opportunamente manutenuto.

Le iniziative per la conservazione dei paesaggi terrazzati

Per il recupero dei paesaggi terrazzati e il riconoscimento del valore storico, culturale, economico, sociale, ambientale e identitario, si è costituita la International Terraced Landscape Alliance (ITLA) che vede in Italia uno dei comitati nazionali più attivi, recentemente costituito in Associazione di Promozione Sociale (www.paesaggiterrazzati.it). Dal 2010 si sono tenuti già quattro incontri mondiali che hanno visto coinvolti coltivatori, ricercatori, amministratori pubblici, studenti e attivisti riunitisi prima in Cina, poi in Perù (2014), in Italia (2016) e in Spagna (2019), e prossimamente si riuniranno in Buthan (2022) per riflettere sui cambiamenti in corso e sulle iniziative più interessanti per il recupero e la conservazione dei paesaggi terrazzati come valida “scelta per il futuro” e non solo a scopi ‘museali’ come testimonianza del passato. Infatti, in linea con la profonda revisione degli approcci alla conservazione del patrimonio culturale e paesaggistico avviata già con le riflessioni sulla ‘conservazione integrata’ e più tardi con la Convenzione Europea del Paesaggio (2000), la Raccomandazione UNESCO sul Paesaggio Storico Urbano (2011) e l’Anno Europeo del Patrimonio Culturale (2018), il patrimonio del passato rappresenta una risorsa fondamentale per lo sviluppo sostenibile dei territori, continuamente rigenerabile e ‘adattabile’ a nuove funzioni e usi, pur mantenendo intatta l’integrità e l’autenticità dei luoghi e delle conoscenze tramandate.

Così nascono esperienze di rigenerazione di terrazzamenti in abbandono in Costiera Amalfitana attraverso il recupero contestuale delle antiche sementi del pomodoro “Re Fiascone”, con il supporto di una micro-comunità attivata attraverso il crowdfunding. Ancora, l’adozione di terreni terrazzati abbandonati con il progetto “Adotta un terrazzamento” nella Valbrenta, che ha visto coinvolte più di 500 persone in dieci anni e conta attualmente circa 40 proprietari che hanno deciso di mettere a disposizione i loro terreni per favorire attività di riuso, creando anche un percorso artistico nei sentieri che attraversano i terrazzamenti chiamato in maniera evocativa “Coltiva l’Arte”. Eppure, non è sempre facile recuperare aree ormai coperte di rovi e con muri in buona parte franati, soprattutto dove mancano le competenze. In Costiera Amalfitana, gli artigiani ancora in grado di ricostruire adeguatamente un muro in pietra a secco si contano sulle dita di una mano. Il sistema normativo e urbanistico non aiuta, essendo pensato principalmente per le aree urbane: se crolla un muro, l’intervento di ripristino è soggetto a processi di autorizzazione spesso lunghi e più costosi dello stesso lavoro di recupero. Anche per questa ragione, ITLA Italia promuove la costituzione di una Scuola di Costruzione in Pietra a Secco con certificazione degli artigiani e delle imprese, che possa costituire una rete di maestranze competenti a cui affidare il recupero, specialmente in casi di urgenza.

Durante il difficile periodo di isolamento causato dalla pandemia globale del Covid-19, e il conseguente crollo dell’economia del turismo - che nonostante le misure di emergenza faticherà a tornare ai livelli di redditività precedenti alla crisi, si apre una prospettiva del tutto nuova anche per il paesaggio terrazzato della Costiera Amalfitana. Costretti a ridurre tempi e spazi degli spostamenti quotidiani, molti stanno già tornando a prendersi cura di piccoli orti e appezzamenti di terreno. La prossimità alla natura e la vista della costa che ha fatto ‘innamorare’ scrittori e poeti rende meno rigido l’isolamento, condiviso con familiari e piccole comunità di vicinato. Nuovi usi creativi e produttivi, nuove modalità di produzione-consumo che ri-localizzano l’abitare pur mantenendo la ‘connessione’ con l’umanità stanno emergendo, con la potenzialità di diventare modelli permanenti e rigenerativi nel post-pandemia. Per più di un secolo abbiamo guardato ‘fuori’ grazie alle possibilità offerte dalla tecnologia e dall’economia globale, ora sembra che sia il tempo di guardare ‘dentro’ i nostri territori per ritrovare senso, prossimità e comunità.

Testo di Antonia Gravagnuolo (ricercatrice, CNR IRISS) nell’ambito del progetto CLIC, progetto europeo di ricerca e innovazione Horizon 2020, nell’area di Salerno, città partner del progetto, con il coinvolgimento del Settore demoetnoantropologico e immateriale della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio di Salerno e Avellino, responsabile dott.ssa Rosa Maria Vitola e dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale – Mibact, direttore dott. Leandro Ventura.

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Orario ICPI
Dal lunedi al venerdi
9.00-17.00
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