#LACULTURANONSIFERMA. #IOGIOCOACASA. Il Gabinetto delle Stampe: il gioco dell’oca di Stefania Baldinotti, Cinzia Marchesini, Anna Sicurezza e Leandro Ventura
Tra le quattordicimila incisioni conservate nel Gabinetto delle Stampe dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale, una cospicua sezione è dedicata al gioco. Oggi ci avvicineremo, in particolare, a una selezione di tavole relative al “gioco dell’oca”.
Presente già nell’antica Cina, il gioco dell’oca è menzionato in Italia presso la corte dei Medici fin dal XVI secolo, quando si trova diffuso in due versioni: con 63 o con 90 caselle.
In generale il gioco è organizzato su una tavola di caselle numerate e differenziate dalla presenza di figure simboliche, e necessita di due dadi e di pedine che rappresentano i partecipanti. È prevista una posta in gioco ed il numero di giocatori è libero.
Il giocare è un percorso di balzi e di retrocessioni affidati alla sorte del lancio dei dadi. Caselle di azione, per lo più rischiose, sono: i ponti, i pozzi, le osterie, i labirinti, le prigioni e la morte con la sua falce; meno minacciosa è la fontana la quale decreta il retrocedere del giocatore di qualche posizione. In alcune varianti il ponte offre uno scivolamento positivo, dal quale si avanza se si paga una posta, mentre in altri esemplari il pozzo e l’osteria impongono soste forzate, fin quando non si viene liberati dall’arrivo di un altro partecipante, che i dadi hanno portato su questi numeri. Anche le caselle delle oche rispecchiano lo stesso schema e possono essere vantaggiose o meno.
Nella tavola che presentiamo oggi, una variante per bambini della casa editrice Piccoli di Milano, risalente agli anni Quaranta del Novecento, rischi e aiuti sono collocati lungo il percorso, nelle caselle della volpe, del leone, dell’orso e dell’elefante. Infauste sono le cadute nei numeri del fucile, della rivoltella e del fuoco. Il vero portafortuna in questa tavola per i più piccoli è il numero 13.
Stampa Gioco dell'oca (© Gabinetto delle Stampe - ICPi)
Le più antiche stampe del gioco dell’oca conservate nella raccolta dell’Istituto risalgono alla metà del Seicento; altrettanto rari sono alcuni giochi dell’oca settecenteschi, uno dei quali dell’editore modenese Bartolomeo Soliani, specializzato nella produzione di xilografie di larga diffusione: non solo giochi, ma anche almanacchi, calendari ed ex libris.
La maggior parte delle stampe, che risalgono alla fine dell’Ottocento o all’inizio del Novecento, consiste in litografie; furono raccolte da Achille Bertarelli per la mostra di Etnografia Italiana che si tenne a Roma nel 1911, in occasione dei cinquant’anni dell’unità d’Italia. Si tratta dello stesso Bertarelli da cui prende nome la nota raccolta civica di stampe milanese ed è proprio questo il motivo per cui le affinità tra le due collezioni sono fortissime.
Risale invece agli anni quaranta del Novecento una litografia sui toni del blu. Si alternano in tal caso le tradizionali figure dell’oca con altre immagini che rimandano a tempi più moderni: il telefono, la radio, la cinepresa. La stampa, insieme ad altri oggetti legati al tema del gioco, fa parte di una donazione dell’antropologa Annabella Rossi.
Il gioco dell’oca, pur se ancora conosciuto e praticato, si è trasformato nel tempo nelle tante varianti dei giochi da tavolo, nei quali i giocatori muovono pedine all’interno di labirinti o serie di caselle; e dunque, se la scorsa settimana avevamo proposto giochi che sperimentavano le competenze manuali attraverso le sagome da ritagliare e da assemblare, questa settimana siamo in un campo di gioco differente. Affrontare il rischio e creare una nuova socialità possono essere gli obiettivi di azione della tipologia di gioco da tavolo di cui abbiamo parlato oggi. Provate e ci saprete dire. Vi invitiamo a stampare e giocare due diverse versioni del gioco dell’oca, l’una più classica di primo Novecento, l’altra degli anni Quaranta, con gli animali nelle caselle. Vi diamo appuntamento a giovedì prossimo per viaggiare all’interno del nostro patrimonio ludico e scoprire altri giochi di percorso conservati presso il Gabinetto delle Stampe dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale.
Bibliografia
Stampe popolari italiane dal XV al XX secolo, a cura di P. Toschi, Milano 1968
Fabbrica d’immagini, gioco e litografia nei fogli della Raccolta Bertarelli, a cura di A. Milano, Milano 1993
R. Callois, I giochi e gli uomini, Milano 2014
Sitografia
Archivio di Stato di Chieti. Rinvenuta stampa del gioco risalente al 1748, pubblicata online su agcult.it il 12 dicembre 2019
https://archivio.fototeca-gilardi.com/home
http://graficheincomune.comune.milano.it/
http://xilografiemodenesi.beniculturali.it/collezioni/la-raccolta-soliani-barelli/
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Testo e video di Cinzia Marchesini e Anna Sicurezza, con la preziosa collaborazione di Stefania Baldinotti, Massimo Cutrupi, Marco Marcotulli e Leandro Ventura. Un ringraziamento alla dott.ssa Maria Ludovica Piazzi, studiosa di grafica.