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Nell'ambito delle celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia l'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia organizza una mostra che ripropone i luoghi e gli eventi connessi alle Mostre Etnografica e Regionale realizzate a Roma durante l'Esposizione Internazionale del 1911.
Ci stiamo avviando al termine del 2011, un anno particolarmente significativo per il nostro Paese, che ha visto, sull'intero territorio nazionale, le celebrazioni per il 150º anniversario dell'Unità d'Italia. Non poteva mancare in questo ambito di condivisione unitaria la testimonianza del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (attualmente compreso nell'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia, istituito dal MiBAC nel 2008). Il 5 dicembre 2011, alle ore 17.00, verrà infatti inaugurata una mostra che ripropone i luoghi, gli eventi e le atmosfere connessi alle Mostre Etnografica e Regionale realizzate a Roma durante l'Esposizione Internazionale del 1911 (Roma, Torino e Firenze), dalle cui raccolte ha tratto origine il nucleo principale delle collezioni del Museo stesso.
La mostra LA FESTA DELLE FESTE ripercorre i luoghi e le manifestazioni legate all'Esposizione Internazionale di Roma del 1911, e, come una sorta di "mostra delle mostre", tra narrazione fotografica e ricostruzione documentaria, presenta un itinerario attraverso le opere che in quell'occasione vennero realizzate sotto la regia dei più importanti architetti dell'epoca: apparati effimeri, ma anche importanti interventi urbanistici che, insieme, hanno contribuito a delineare la configurazione attuale di interi quartieri di Roma.
Con la riproposizione di costumi tradizionali, monili, oggetti della quotidianità e della religione popolare, viene ricostruito un passato che costituisce una tappa fondamentale della nostra cultura e della nostra identità.
I materiali regionali esposti nel 1911 erano in parte costituiti dalla collezione dell'etnologo Lamberto Loria (1855-1913) che, dopo aver compiuto numerose spedizioni in paesi extraeuropei, si rese conto, durante un breve soggiorno nel Sannio, della necessità di documentare anche in Italia quella cultura agro-pastorale messa in crisi dalla progressiva industrializzazione.
La mostra prende avvio dal volume "La festa delle feste. Roma e l'Esposizione Internazionale del 1911" recentemente edito da Palombi. In occasione della pubblicazione sono state acquisite numerose immagini relative ai luoghi e agli eventi dell'esposizione romana, dalle fototeche dell'Iccd, del Museo di Roma, del Vaticano e di Editalia. Il lavoro di ricerca documentaria, bibliografica e iconografica ha coinvolto le diverse professionalità del personale dell'Istituto e ha prodotto una consistente mole di informazioni. Su tali basi è stato costituito l'idoneo supporto scientifico per la realizzazione di questa mostra, il cui "progetto di conoscenza" è raccontare al pubblico un evento poco noto, che ha tuttavia lasciato tracce indelebili, dal punto di vista scientifico nella successiva museografia etnologica italiana e da quello storico artistico nel tessuto urbanistico della Capitale.
Ideazione e coordinamento generale: Stefania Massari, Daniela Porro (direttore ad interim dell'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia)
Mostra a cura di: Stefania Baldinotti, Emilia De Simoni, Paolo Maria Guarrera
Progetto di allestimento, direzione tecnica e progetto illuminotecnico: Oreste Albarano, Stefano Sestili
Testi: Stefania Massari, Stefania Baldinotti
Ricerche bibliografiche e documentarie: Stefania Baldinotti, Anna Paola Bovet, Laura Ciliberti, Francesco Floccia, Marina Innocenzi, Marisa Iori, Francesca Montuori, Valerio Lazzaretti, Lidia Paroli
Acquisizione, elaborazione digitale e masterizzazione delle immagini: Stefano Sestili con Simonetta Rosati
Laboratorio di restauro: Lucia Carta Brocca, Roberta Scoponi, Nicolò Giacalone, Franco Rossi Gandin
Ufficio inventario: Anna Cologgi
Ufficio amministrativo: Loredana Alibrandi, Raffaella Bagnoli, Maurizio Di Gregorio, Enrico Vergantini
Segreteria: Claudia Graziosi
Allestimenti: Matec Impianti
Si ringraziano per i prestiti gentilmente concessi: Laura Moro, direttore dell'istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione; la Biblioteca Vaticana.
Dal 23 al 25 ottobre 2014 si terrà, presso l'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia, il convegno di studi "L'eredità di Lamberto Loria (1855-1913) per un museo nazionale di etnografia".
Ad oltre un secolo dalla sua scomparsa il convegno celebra la figura di Lamberto Loria, esploratore ed etnologo nonché fondatore del primo museo di etnografia italiano, con alcune giornate di incontri tra studiosi italiani di antropologia e con il contributo di rappresentanti di musei di altri Paesi.
Lamberto Loria inizia a viaggiare nel 1883 in Svezia, Norvegia, Finlandia, Russia, Turkestan, India, Egitto fino in Nuova Guinea, Papuasia e Australia. Dopo queste avventurose spedizioni Loria si rese conto della necessità di documentare la cultura agro-pastorale italiana messa in crisi dalla progressiva industrializzazione del Paese: "Nella primavera del 1905, andando per la prima volta a Circello nel Sannio, fui fortemente impressionato dalla diversità delle usanze, dei costumi e della psiche di quelle popolazioni meridionali. [...] e mi chiesi se non fosse più conveniente di raccogliere documenti e manufatti etnici in Italia che non in altre lontane regioni" (L. Loria, Com'è sorto il Museo di etnografia italiana in Firenze, Firenze 1907, p. 5).
I suoi progetti si concretizzarono, nel settembre del 1906, nella costituzione a Firenze del primo Museo di etnografia italiana.
Fu poi incaricato di curare a Roma la sezione etnografica dell'Esposizione Internazionale del 1911, voluta per celebrare il cinquantenario dell'unità d'Italia. Gli venne chiesto di trasformare l'esperienza del museo fiorentino in una Mostra Etnografica, incarico che Loria accettò con la garanzia che alla chiusura dell'Esposizione si realizzasse, con i materiali raccolti, un Museo Nazionale di Etnografia Italiana, posto sotto la tutela dello Stato.
Dal 1908 Loria iniziò a coordinare una serie di ricerche finalizzate all'acquisizione di materiali provenienti dalle varie regioni, alle quali presero parte esponenti del mondo accademico, e collaboratori sparsi nelle diverse province d'Italia. Nel 1911 la raccolta comprendeva ben 30.000 oggetti etnografici, oggi conservati nel Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, che nel 1956 ha trovato sede definitiva all'EUR.
Il convegno, ad oltre cento anni da questi avvenimenti, vuole ora proporre nuovi studi sulla figura di Lamberto Loria e comparazioni con ricerche d'ambito antropologico ed esperienze museografiche internazionali.
Programma
GIOVEDÌ 23 OTTOBRE
Introduce Maura PICCIAU
Direttrice Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia
Prima Sessione ore 9.00 - 13.00
"L'uomo e gli studi" presiede Pietro CLEMENTE
Lamberto Loria: il lato umano
Sandra Puccini
Lamberto Loria nella storia e nella storiografia degli studi antropologici italiani
Enzo Alliegro
Frammenti di campo: testi, oggetti e immagini dalla Nuova Guinea
Silvia Barberani
"Un progetto campato in aria": cornici fiorentine attorno al primo Museo di Etnografia Italiana
Paolo De Simonis
Lamberto Loria, l'etnologia e la comparazione su vasta scala
Mauro Geraci
L'alto e puro Maestro
Rosario Perricone
Dall'Africa al Sannio: un itinerario critico. Lamberto Loria e l'antropologia italiana
Luigi Maria Lombardi Satriani
Dibattito ore 12.00
Coffee break
Seconda Sessione ore 14.30 - 19.30
"Contesti e percorsi" presiede Francesco FAETA
Per una lettura del mondo tra Geografia e Antropologia. Il contributo di Lamberto Loria
Franco Salvatori, Nadia Fusco
Latitudini dell'approccio etno-fotografico, didascaliche, eretiche, inusitate, in Loria ed in altri coevi studiosi viaggiatori italiani
Alberto Baldi
Dal viaggio nel 1883 fra i Tekkè alla mostra italiana di Etnografia del 1911 passando per la Nuova Guinea britannica: la fotografia di Lamberto Loria a cavallo tra due secoli
Fabiana Dimpflmeirer
Fotografia ed etnografia nel Piemonte di inizio Novecento
Gianpaolo Fassino, Piercarlo Grimaldi
In periferia dopo Loria e la Mostra del 1911: il caso del Museo delle Arti e Tradizioni Popolari del Gargano "G. Tancredi" a Monte Sant'Angelo (Fg)
Ferdinando Mirizzi
Lamberto Loria e la fotografia: il corpus di immagini calabresi della raccolta di Raffaele Corso
Antonello Ricci
Uno studio in progress su un oggetto della collezione Loria: il colascione di Pratola Peligna
Roberta Tucci
All'amico Clearco Freccia le fotografie del viaggio indiano di Lamberto Loria
Luca Villa
Dibattito ore 18.30
VENERDÌ 24 OTTOBRE
Terza Sessione ore 9.00 - 13.00
"Il Museo di Loria" presiede Luigi Maria LOMBARDI SATRIANI
Carteggio Lamberto Loria - Achille Bertarelli. Notizie sull'allestimento della sezione di Iconografia popolare.Carteggio Lamberto Loria - Salvatore Di Giacomo. Notizie concernenti l'acquisizione del materiale iconografico
Maria Letizia Campoli
Lamberto Loria: visioni etnografiche
Emilia De Simoni
Lamberto Loria: il metodo di un pensiero
Annamaria Giunta
Manufatti e motivi dal mondo vegetale nelle collezioni di Lamberto Loria per la Mostra Etnografica del 1911
Paolo Maria Guarrera
La peculiarità della registrazione: Lamberto Loria e le schede di catalogo
Luciana Mariotti
"Caro Dino... queste condizioni non mi convengono". Il carteggio Loria - Mochi per l'acquisizione della collezione di amuleti del Museo Psicologico di Firenze
Stefania Baldinotti
Lamberto Loria e le origini dell'archivio fotografico del Museo
Marisa Iori
Dibattito ore 12.00
Coffee break
Quarta Sessione ore 14.30 - 18.30
"Musei gemelli" presiede Giovanni KEZICH
Prominent intellectual figures in the history of the state ethnographic museum in Warsaw
Amudena Rutkowska - Panstwowe Muzeum Etnograficzne w Warszawie - Varsavia (Polonia)
In all things, look for a man...
Hana Dvoráková - Moravské Zemské Muzeum - Brno (Repubblica Ceca)
142 Years in the Service of Ethnography and Cultural Anthropology. The History of the Museum of Ethnography (Budapest, Hungary)
Hanga Gebauer - Néprajzi Múzeum - Budapest (Ungheria)
Boris Orel, an organizer of field teams in Slovene ethnographic museum
Barbara Sosic - Slovenski Etnografski Muzej - Lubiana (Slovenia)
Role of Milovan Gavazzi in the development of the Ethnographic museum in Zagreb
Zvjezdana Antoš - Etnografski Muzej - Zagabria (Croazia)
Developing of the Ethnological Museum in Macedonia and meaning of Vera Klichkova (1911-1998)
Elizabeta Koneska - National Museum of Macedonia - Skopje (Macedonia)
Dibattito ore 17.30
SABATO 25 OTTOBRE
ore 11.00
Visita guidata del Museo
* * *
Segreteria organizzativa del convegno: Luciana Mariotti, Annamaria Giunta
Dal 1988 sono stati realizzati indici regionali di consultazione per la parte riguardante le informazioni sugli oggetti etnografici. Questo lavoro si è strutturato su un modello derivante da una ricerca sui materiali piemontesi e valdostani, che ha prodotto la realizzazione di un primo indice relativo a queste due regioni. Nel tempo sono stati pubblicati gli indici della Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna e Marche, Toscana, Calabria. Tali indici forniscono informazioni sugli oggetti presenti nel carteggio: informazioni etnografiche, tipo di acquisizione, richiesta di informazioni, liste di oggetti spediti a Loria., note sulla spedizione. La documentazione archivistica permette di ricostruire la complessa rete di eventi che hanno portato alla nascita dell'attuale museo permettendo di individuare il contesto storico-sociale che ha determinato la raccolta, le metodologie scientifiche che l'hanno caratterizzata e le riflessioni teoriche elaborate nel corso del Congresso di Etnografia Italiana del 1911.
Dell'Archivio Storico fa parte anche un fondo di manoscritti contenente documenti di narrativa popolare (favole, testi delle rappresentazioni dei Maggi, proverbi, poesie indovinelli), atti notarili e pergamene musicali. La parte più attinente alla peculiarità antropologica del Museo è costituita dalla raccolta di narrativa, che Domenico Comparetti, studioso della fine Ottocento - primi Novecento, donò al Museo di Etnografia Italiana di Loria. Questa donazione è documentata in una lettera conservata presso il carteggio. I materiali del fondo Comparetti sono stati schedati e ordinati e sono state pubblicate le novelle popolari senesi raccolte da Ciro Marzocchi (Milillo, 1992).
Nel 1906 l'etnologo Lamberto Loria, grazie ai finanziamenti del mecenate fiorentino Giovannangelo Bastogi, fondò a Firenze il Museo di Etnografia, in Borgo San Jacopo 19. Loria si avvalse della collaborazione di eminenti studiosi: Aldobrandino Mochi, che diverrà condirettore del Museo, Alessandro D'Ancona, Francesco Baldasseroni, Angelo De Gubernatis, Paolo Mantegazza - ideatore nella stessa città del Museo Psicologico (1891) - Giuseppe Pitré - responsabile del Museo Etnografico di Palermo.
La necessità di raccogliere e tutelare i documenti etnografici italiani in un'apposita sede era già stata avvertita da Luigi Pigorini, direttore del Regio Museo Preistorico-Etnografico situato nella sede del Collegio Romano. In una relazione inviata nel 1881 al Ministero della Pubblica Istruzione, Pigorini richiedeva spazi per allestire una nuova sezione del Museo che avrebbe dovuto "comprendere ciò che hanno tuttora di speciale le nostre popolazioni campagnole nelle industrie, negli utensili ed ornamenti, nelle fogge degli abiti", ma la sua richiesta non venne accolta.
Il Museo di Etnografia fondato da Loria espose inizialmente circa duemila oggetti di cultura popolare, il nucleo originale della collezione, raccolti agli inizi del 1900 da Mochi e dallo stesso Loria e destinati presto ad aumentare, come dimostrano i cinquemila oggetti presenti nel 1908 che costringeranno Loria al trasferimento del Museo nella sede fiorentina di Via Colletta 2.
La collezione era di estremo interesse tanto che Ferdinando Martini, allora Ministro della Pubblica Istruzione e vice presidente del Comitato per l'Esposizione Internazionale, che si sarebbe tenuta nel 1911 per celebrare il cinquantenario dell'unità d'Italia, aveva proposto a Loria, già nel 1906, di trasformare il Museo in Mostra Etnografica in occasione delle celebrazioni garantendogli, alla chiusura dell'esposizione, la realizzazione del Museo Nazionale di Etnografia Italiana posto sotto la tutela dello Stato. Tale esposizione sarebbe stata, quindi, la premessa per la sistemazione definitiva della importante collezione etnografica a Firenze.
Il museo fiorentino raccoglieva categorie di oggetti e documenti riferiti agli usi popolari italiani, caratteristici delle diverse regioni ed era solo parte di un più vasto programma culturale e cognitivo, che prevedeva un'indagine rigorosa sulla diversità delle usanze e dei costumi, delle espressioni di pratiche tradizionali, dei vari aspetti della ritualità magica e religiosa localizzabili nel tempo e nello spazio.
L'elenco degli oggetti e dei documenti, ordinati per categorie, che appare nell'opuscolo pubblicato nel 1906 destinato a far conoscere l'utilità e il programma del nuovo Museo, è illuminante per la quantità di preziose informazioni che offre, permettendo la ricostruzione dei riferimenti entro cui operava Loria. Si pensi alla cosiddetta scuola fiorentina, nata intorno alla prima cattedra di Antropologia affidata nel 1869 a Paolo Mantegazza.
Mantegazza aveva individuato nella dimensione culturale il motore dell'agire umano e l'uso del concetto antropologico di "cultura" che comprendeva i documenti etnografici, "demopsicologici" o folklorici siano essi raccolte di novelle, leggende, proverbi, dizionari, grammatiche, testi ecclesiastici, incisioni di musica e canti, fotografie o altre immagini di scene e di costumi, modelli di case, barche, veicoli, strumenti agricoli e industriali, ceramiche, utensili domestici, prodotti artistici. Idee che coincidono con quanto espresso nel 1871 dall'antropologo britannico Edward Burnett Tylor che, indicando l'antropologia come lo studio "della cultura o civiltà", aveva definito la cultura un complesso di "conoscenze, credenze, arte, morale, diritti, usanze, e tutte le altre capacità o abitudini acquisite dall'uomo in quanto membro della società".
Materiali e strumenti per lo studio delle raccolte della Mostra di Etnografia italiana del 1911
Ricerca diretta da Alfredo Lombardozzi
1. VENETO FRIULI-VENEZIA GIULIA. Testi, repertori e indici a cura di M. Maggiorani. Roma. Grafica S. Giovanni. 1994. 63p.
2. LOMBARDIA. Testi, repertori e indici a cura di S. Gatta. Roma. Grafica S. Giovanni. 1994. 78p.
3. LIGURIA. Testi, repertori e indici a cura di S. Gatta e M. Maggiorani. Roma. Grafica S. Giovanni. 1996. 54p.
4. TOSCANA. Testi, repertori e indici a cura di S. Gatta. Roma. Grafica S. Giovanni. 1996. 51p.
5. CALABRIA. Testi, repertori e indici a cura di S. Gatta. Roma. Grafica S. Giovanni. 1996. 87p.
6. EMILIA ROMAGNA - MARCHE. Testi, repertori e indici a cura di S. Gatta. Roma. Grafica S. Giovanni. 1996. 43p.
Come risulta dai verbali delle sedute del Congresso vennero analizzati i concetti di antropologia, etnologia e i rapporti dell'etnografia con le altre scienze, in particolare venne affrontato il concetto di folclore, considerato all'epoca, al pari della tecnologia e della archeologia preistorica, solo un capitolo dell'etnografia. Tema centrale del Congresso fu l'ordinamento del futuro Museo Nazionale di Etnografia Italiana e il suo ruolo sociale di conservazione e tutela delle attività tradizionali regionali.
A chiusura del Congresso, nell'ultimo fascicolo del Bullettino, organo ufficiale della Società degli Studi Etnografici, appare il saggio di Lamberto Loria per il costituendo Museo, in cui l'autore esprime in sintesi i principi cardine su cui baserà il programma espositivo. Consapevole del potere evocativo degli oggetti che non ricoprono alcun significato in sé ma esprimono una forte valenza solo se inseriti in una serie di associazioni con altri oggetti materiali o con idee e in considerazione dell'indubbia "efficacia dimostrativa dei manufatti", rispetto ad altre categorie di documenti, tale da non poter essere sostituita da alcuna descrizione, il Loria giunge a stabilire un'equazione tra manufatti e documenti popolari siano essi linguistici, trascrizioni di leggende o descrizioni di usanze "perché tutte queste varie categorie di documenti non differiscono tra loro sostanzialmente, bensì si integrano e a vicenda si illustrano."
Il programma di Loria, che assegnava al Museo un ruolo centrale, poneva l'accento da un lato sulle prospettive di comparazione universale dei fenomeni, dall'altro sottolineava l'importanza dello studio dell'etnografia nazionale come mezzo indispensabile per giungere alla comprensione della storia culturale della nazione nella sua totalità.
La Mostra Etnografica, era ospitata in due palazzi, il Palazzo delle Scuole e il Palazzo delle Maschere e del Costume: preceduta da un enorme lavoro di ricerca e di schedatura finalizzato alla costituzione del nuovo Museo Nazionale di Etnografia Italiana che nelle intenzioni di Lamberto Loria avrebbe enormemente favorito gli studi in campo folklorico, era articolata in sezioni. Fra queste una era riservata all'oreficeria, ad una collezione di stecche da busto intarsiate, a mobili, bastoni, coltelli e oggetti d'uso della vita dei pastori, un'altra sezione, nello stesso Palazzo, era dedicata a modelli di carri e macchine per processione, ai presepi, a oggetti relativi alla religiosità popolare, agli ex voto, agli amuleti della collezione di Giuseppe Bellucci, ai tatuaggi, ai pani e ai dolci rituali.
Una sezione ancora era riservata alle insegne di venditori e di spettacoli popolari, alle ceramiche, ai tessuti e merletti con i rispettivi strumenti di lavoro, ai giocattoli. Nel Palazzo del Costume erano invece visibili i costumi e le maschere delle varie regioni indossati da centinaia di manichini di legno, intagliati dallo scultore fiorentino Aristide Aloisi su scenografie elaborate dai pittori Galileo Chini e Giovanni Costantini. In mostra anche l'iconografia popolare curata da Francesco Novati e da Achille Bertarelli con la raccolta di stampe popolari e la biblioteca di letteratura popolare di Alessandro d'Ancona e Salvatore Salomone Marino.